Napoli, Ancelotti ha mantenuto la promessa e il San Paolo lo applaude

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Ancelotti Napoli Sassuolo

Ieri il pubblico azzurro San Paolo ha reso omaggio ad Ancelotti per il Napoli che sta costruendo. Ora però per il tecnico emiliano arriva la parte più difficile: come avvicinarsi alla Juve

Le vittorie contro il Liverpool in Champions League mercoledì scorso e contro il Sassuolo appena ieri in campionato dopo la sconfitta nel big match contro la Juventus non sono semplicemente frutto delle magie di Insigne e del primo gol in maglia azzurra di Ounas ma gran parte di queste hanno origine dal lavoro che sta svolgendo Ancelotti, il quale si sta impegnando per far compiere alla squadra partenopea un ulteriore step: quello di avvicinarsi ai bianconeri. Lo sa bene l’edizione odierna de ‘La Gazzetta dello Sport’ che dedica a questo un passaggio del suo articolo sulla vittoria della formazione campana sui neroverdi: “Il Napoli trova il successo con la voglia di emergere di Ounas e poi col piccolo-grande capolavoro di Lorenzo Insigne, che sta giocando la sua stagione migliore. Il piatto che serve Carlo Ancelotti è comunque piacevole da gustare e diverte il pubblico del San Paolo che applaude fragorosamente, e meritatamente, il tecnico all’uscita dal campo”.

Napoli, ecco perché è il più accreditato anti-Juve

La Rosea poi prosegue: “E il nuovo Re di Napoli contraccambia l’applauso e conclude questo ciclo di 7 partite con 5 vittorie (4 in campionato e quella straordinaria con Liverpool) un pari (sfortunato a Belgrado) e quella sconfitta a casa Juve, dalla quale sta cercando di capire come diminuire il gap dalla capolista. Sì, perché nonostante la sconfitta all’Allianz Stadium, questo Napoli continua a essere il più accreditato come anti-Juve nella scorsa scudetto. Perché ha saputo rialzarsi subito da quella sconfitta e perché pure in Europa sta dimostrando grande competitività e affidabilità. Lo stesso Ancelotti aveva detto che ci volevano 8-10 partite per vedere la sua squadra: sono bastate, nonostante un calendario oggettivamente complicato. Perché duttilità tattica e intercambiabilità degli uomini sono ormai stati metabolizzati e tutti i calciatori hanno guadagnato in autostima”.

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