È sicuramente troppo presto per dire se la gestione di Ancelotti sia migliore o peggiore rispetto a quella di Sarri ma possiamo già analizzare alcune differenze emerse in queste 9 partite ufficiali
C’è grande entusiasmo in casa Napoli grazie alla vittoria in extremis ottenuta contro un avversario di primissimo livello come il Liverpool in Champions League. E molti di questi elogi sono stati giustamente riversati al tecnico Carlo Ancelotti, una “vecchia volpe” (per prendere in prestito le parole di Jurgen Klopp) capace di mettere all’angolo e rendere di fatto praticamente mai pericolosa proprio la squadra inglese guidata dal tedesco. Assieme ai tanti meritati complimenti sono anche giunti i paragoni con la precedente gestione di Maurizio Sarri, invece spesso non in grado di mettere in mostra contro avversarie europee quanto di buono fatto vedere in campionato. C’è anche da dire però come le premesse a questo Napoli-Liverpool non fossero delle migliori. In pochi infatti avrebbero previsto che Carletto sarebbe stato in grado di rendere inerme i Reds vice campioni d’Europa e secondi in Premier League dopo che questo trattamento era riservato proprio alla sua squadra azzurra pochi giorni prima dalla Juventus di Massimiliano Allegri.
Napoli, meglio la squadra azzurra di Ancelotti o quella di Sarri?
Un passaggio, quest’ultimo, che riservato giudizi inversi rispetto all’era Sarri, quelli sì in grado di giocarsela e battere i bianconeri all’Allianz Stadium non molti mesi fa e soprattutto di subire molto gol in meno in Serie A. Ma tant’è, si sa, il calcio è questo e le “sentenze” sugli allenatori non sono mai definitive. Per questa ragione qui non si parteciperà a questo “giochino” in quanto dopo appena 9 partite ufficiali (7 giornate di campionato e 2 della fase a gironi della Champions League) ci sembra davvero troppo presto per formulare giudizi in un senso o nell’altro c’è il forte rischio che essi possano essere facilmente smentiti nel giro di non molte settimane.
Napoli, anche Ancelotti ha i suoi “titolarissimi” ed un prediletto
Di alcune differenze tra le gestioni Ancelotti e quella Sarri è possibile però parlare. Innanzitutto dell’utilizzo dei giocatori presenti nella rosa del club partenopeo. Con l’ex tecnico l’uso del turnover era davvero marginale tant’è che si parlava proprio di “titolarissimi”, mentre con l’allenatore emiliano abbiamo già potuto osservare già come molte riserve siano state in grado di calcare il terreno di gioco in queste prime gare della nuova stagione. Sono stati infatti ben 21 i giocatori chiamati da Ancelotti a dare il loro contributo alla causa azzurra. Hanno giocato, quantomeno in parte, tutte le partite finora disputate Mertens, Koulibaly, Allan, Insigne e Zielinski. Ben 8 invece Mario Rui e Milik. 7 su 9 Albiol, Hamsik, Callejon ed Hysaj. Sono 6 invece quelle giocate dal nuovo portiere Ospina. 4 Maksimovic, Rog, Verdi, Fabian Ruiz, Diawara ed Ounas. Infine 3 quelle disputate da Karnezis e 2 quelle di Luperto e Malcuit. Di tutti questi 20 su 21 o sono stati sostituiti/entrati a sfida in corso oppure non sempre convocati per ragioni tecniche/tattiche o per infortunio/squalifica. C’è però appunto un solo giocatore di cui il tecnico del Napoli, a ben guardare, non riesce a fare a meno. Il nome risponde a quello di Kalidou Koulibaly, colonna della retroguardia azzurra ed oggetto dei desideri di svariati top club europei che durante il calciomercato Napoli di questa estate avrebbero fatto delle pazzie offrendo cifre faraoniche ad Aurelio De Laurentiis pur di rinunciarvi. Un plauso dunque al patron del club campano per aver detto svariati no ed aver trattenuto uno dei più forti difensori presenti al mondo. Insieme al “muro” senegalese ci sono però altri 5 calciatori di cui l’allenatore azzurro difficilmente possa lasciare in panchina o peggio in tribuna o a casa. Stiamo parlando di Allan, Insigne (entrambi in campo 721′ su 810′), Mario Rui (671′), Albiol ed Hysaj (630′). Forse non titolarissimi ma di certo ci si avvicinano molto.