Mentre alcune grandi italiane si “imbottiscono” di ultratrentenni credendo i giovani non pronti, il Napoli persegue la strada opposta e finora pare aver ragione De Laurentiis
Napoli-Milan, minuto 28 del secondo tempo. Sul prato del San Paolo calca gli scarpini Sebastiano Luperto, che prende il posto dell’affaticato Mario Rui. Poco più di 20 minuti giocati anche piuttosto bene, abbastanza per finire su tutti i giornali come speranza del Napoli del futuro. Tutto giusto, se non fosse che il Napoli nel futuro c’è già. Fin troppo chiara, la politica del presidente De Laurentiis avallata senza dubbi da Carlo Ancelotti. Pochi 30enni a guidare un gruppo di giovani esperti e altri ancora più giovani che trainano la squadra dalle retrovie. Uno zoccolo duro di 27enni, la classe ’91 al potere, poi un manipolo di Under 25 che in parte sono già fondamentali nel gruppo azzurro.
Napoli, tante certezze nonostante la carta d’identità faccia pensare il contrario
Hysaj, Zielinski e Milik, tre pilastri di questo Napoli, sono tutti del 1994, quindi al di sotto dei 25 anni. Poi ci sono i ’96 che in quanto Under sono addirittura fuori lista. Uno di questi è Luperto ma con lui ci sono anche Ounas e il nuovo arrivo Fabian Ruiz. Tutto qui? No, ci sono anche i classe 1997. Alex Meret e Amadou Diawara, due giovani giovanissimi che fanno parte del gruppo dei titolari. C’è chi compra gli ultra 30enni, chi fa una squadra con l’età media di Matusalemme e poi c’è chi pensa sì al presente, ma con più di un occhio al futuro. Perché il futuro è adesso e il Napoli l’ha già capito da un pezzo.