La vittoria in Lazio-Napoli è stata frutto di un modo di esprimersi in campo che ha mostrato più equilibrio, anche se le analogie con Sarri non sono mancate.
Sabato sera in Lazio-Napoli si è vista una squadra azzurra diversa rispetto al passato. Anche se in campo c’erano tutti i giocatori della vecchia gestione targata Maurizio Sarri, ad eccezione di Orestis Karnezis. Il gioco però è stato diverso e non più fatto di fraseggi scambi precisi e veloci. Con Ancelotti stiamo cominciando a vedere un Napoli più equilibrato, meno dedito al palleggio e più propenso a mostrare un calcio in verticale. Anche il lavoro dei terzini è diverso e si connota principalmente per la loro capacità di spinta. Se Mario Rui è riuscito diverse volte ad andare al cross, lo stesso ha fatto anche Elseid Hysaj. L’albanese era abituato a creare molte sovrapposizioni per liberare al tiro Josè Maria Callejon, e vederlo impegnato a crossare al centro o a proporsi in fase offensiva è qualcosa che non siamo abituati a vedere. È proprio ciò che è capitato in Lazio-Napoli però.
Lazio-Napoli, le tracce di ‘Sarrismo’
Il terzino aveva sfiorato il gol appena prima che i biancocelesti si portassero in vantaggio, e sul 2-1 azzurro tutto è nato da un suo traversone al centro, deviato in maniera geniale da Allan verso l’accorrente Insigne. Tracce del gioco di Sarri comunque sono rimaste: lo attesta il primo gol del Napoli, con uno schema visto spesso in passato. Il lancio per Callejon sul secondo palo era diventato una sorta di marchio di fabbrica, con lo spagnolo che però solitamente concludeva a rete. Cambiano, o cambieranno comunque, alcune cose. Come ad esempio il ruolo di Hamsik, cosa sulla quale bisogna lavorare. Ed una maggiore predisposizione al contropiede.
Il ricorso al turn over sarà una delle novità
Ma anche affidarsi agli elementi che cominceranno inizialmente dalla panchina sarà una costante del Napoli di Ancelotti. D’altronde tra le riserve sabato all’Olimpico c’erano 55 milioni di euro con i soli Fabian Ruiz e Simone Verdi. Ed Ancelotti disse che non era venuto al Napoli per smontare tutto quanto fatto da Sarri. Con grande intelligenza ed umiltà la sua idea sarà quella di ripartire da ciò che i giocatori sanno fare meglio, per cambiare poi col tempo e costruire nuove, solide basi sulle quali poggiare la propria filosofia di gioco.