Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, dopo il Bari potrebbe acquistare anche l’Avellino, appena fallito
Prima il Napoli e pochi giorni fa il Bari. Aurelio De Laurentiis è a quota due squadre ma potrebbe non fermarsi qui. Il patron azzurro ed ora anche biancorosso avrebbe messo nel mirino una terza società. Questo club sarebbe l’Avellino, fresco di bocciatura da parte del TAR alla riammissione in Serie B. Un ricorso fallito che ha gettato nello sconforto la piazza irpina. Per la compagine biancoverde infatti significa una sola cosa: fallire ripartendo dalla Serie D. Un’avventura che, secondo quanto riportato da ‘InterNapoli.it’, sarebbe stuzzicato dall’intraprendere il presidente di partenopei e baresi. Inoltre sarebbe già da un po’ che ADL strizza l’occhio al capoluogo irpino. Già ad inizio anno, presentando il film “Benedetta follia”, aveva ricordato le sue origini avellinesi (è originario di Torella dei Lombardi, ndr). A quanto pare, persone vicine al produttore cinematografico romano avrebbero chiesto informazioni al sindaco grillino di Avellino, Vincenzo Ciampi. Una terza squadra dunque anche se, nel caso, gli ostacoli sarebbero molteplici. E non si tratta solamente dei probabili nuovi tumulti da parte della tifoseria del Napoli ma soprattutto di beghe regolamentari. Se infatti sia Bari (il quale però spera in un ripescaggio in Serie C) che Avellino giocheranno nella stessa categoria, vale a dire la Serie D, seppur in gironi diversi ma comunque potenzialmente avversarie qualora entrambe vincessero il proprio girone accedendo alla Poule Scudetto, De Laurentiis dovrà fare i conti con il famigerato articolo 16 bis del Noif (Norme Organizzative Interne della Figc).
Napoli, i nodi regolamentari sulla strada di De Laurentiis
Si tratta della norma che vieta le multiproprietà non ammette “partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale”. Il tutto poi non sarebbe aggirabile neppure passando ad esempio la proprietà di una delle due società al figlio di Aurelio De Laurentiis. L’articolo 2 infatti specifica cosa si intenda per “controlli diretti o indiretti”: “Un soggetto ha una posizione di controllo di una società o associazione sportiva quando allo stesso, ai suoi parenti o affini entro il quarto grado sono riconducibili, anche indirettamente, la maggioranza dei voti di organi decisionali ovvero un’influenza dominante in ragione di partecipazioni particolarmente qualificate o di particolari vincoli contrattuali”.