Eterna promessa, ma che promessa. Se parliamo di Mateo Kovacic è questo il primo pensiero che ci viene in mente. Un calciatore potenzialmente fra i migliori al mondo, un centrocampista in grado di fare tutto e di giocare ovunque, ma che ha fermato troppo presto quella che sembrava una crescita esponenziale. Nato in Austria nel 1994, ma croato a tutti gli effetti, Kovacic esordisce in A con la Dinamo Zagabria a 16 anni e mezzo, mettendo già in mostra delle qualità fuori dal comune. Regista o trequartista senza alcun problema, dribbling sopraffino, gran visione di gioco e la capacità di fare quelle serpentine ubriacanti, quei coast to coast che sanno infiammare i tifosi, come quella volta che con l’Inter si bevve mezza Lazio prima di andare in rete. Prestazioni di spessore in nerazzurro, dove arriva a 19 anni e in una stagione e mezza mette in mostra un potenziale davvero sconfinato.
Kovacic, l’arrivo al Real Madrid e la voglia di essere al centro del progetto
Lo prende il Real Madrid e qui vince tutto, ma mai da vero protagonista. Da tre anni in Spagna, non è mai stato davvero decisivo, scivolando nelle gerarchie di Zidane fino a giocare quest’anno soltanto una trentina di partite, molte delle quali neppure da titolare. Il problema di Kovacic sembra proprio la sua capacità di coprire più ruoli, ma mai nessuno dove è in grado di esprimersi al meglio e in una rosa come quella del Real Madrid a lungo andare costa. Di qui la voglia di cambiare aria, per una squadra che magari lo metta finalmente al centro del progetto per dimostrare di essere un vero campione, come si diceva di lui quando era un ragazzino. Il Real è disposto a cederlo, anche perché il suo addio aprirebbe molti più spazi nelle rotazioni per Dani Ceballos e Marco Llorente, due giovani molto considerati. A 24 anni suonati forse l’ultima chance per mantenere la promessa. E che promessa.