Internazionalizzazione. Un concetto da sempre al centro dei discorsi di Aurelio De Laurentiis. Il presidente del Napoli ha grandi ambizioni, punta a qualcosa che va oltre il titolo nazionale e lo dimostra ancora una volta parlando a ‘Il Corriere dello Sport’. La Roma in semifinale di Champions League e la poca attenzione all’Europa da parte di Sarri sono alcune delle motivazioni che hanno spinto De Laurentiis a cambiare. In particolare l’exploit dei giallorossi viene visto come esempio da ripercorrere: “Le coppe sono fondamentali; io sono chairman dell’Eca (l’organismo che rappresenta i club europei, nda) per il marketing e la comunicazione e secondo te non voglio fare strada nelle coppe? Avete visto cosa ha portato a casa la Roma? Novanta milioni“.
De Laurentiis e i dubbi seminati da Sarri
Così si spiega la scelta di Carlo Ancelotti, un cambiamento radicale per dare maggiore importanza alle coppe. Inutili i 91 punti in campionato e i record raggiunti in serie A, soprattutto se non rappresentano i veri obiettivi della società: “Il record di punti non è un obiettivo societario, ma un traguardo personale: meglio un secondo posto a 81 e una progressione nel percorso europeo. Dicono che non voglio vincere? Voglio vincere. Io sono un dirigente d’azienda, Sarri, l’allenatore in generale, è un dipendente di altissimo livello, e questa azienda per crescere ha bisogno di aumentare il fatturato, non conosco altre vie. Come? Attraverso le coppe europee. Al primo anno di Serie A il Napoli figurava alla posizione numero 515 del ranking mondiale, oggi siamo sedicesimi.” Una lunga intervista che permette ad Aurelio De Laurentiis di fare chiarezza e di spiegare come da parte sua non ci sia la volontà di imprigionare Maurizio Sarri: “Se si presenterà qualcuno a trattare sarò ragionevolissimo. Non sono un tipo vendicativo e, lo ripeto, Sarri avrà sempre il mio grazie. Non è vero che non ci prendevamo, io sono sempre stato molto educato con lui, l’ho sempre supportato. Ma a un certo punto se tu hai un contratto con me per altri due anni e cominci a seminare pubblicamente dei dubbi, dubbi del tipo “non so se rimango”, “non so se la società ce la farà a trattenere i migliori”, “nella vita meglio finire quando le storie sono belle”, invii dei chiari segnali di insofferenza e sfiducia, disattendi i tuoi obblighi contrattuali e mi procuri dei possibili danni. Io non avevo l’obbligo di rinegoziare un contratto già negoziato. Tuttavia, da gennaio, e per più volte, l’ho fatto. A quanto eravamo arrivati? “A fine marzo, a tre e mezzo netti con la Champions e due e mezzo con l’Europa League”, risponde il suo braccio destro. “Più bonus”. Io a Sarri devo dire e dirò sempre grazie”
Calciomercato e rosa poco utilizzata
Riconoscenza ma anche critiche, inevitabili soprattutto se bisogna confrontarsi con una personalità vulcanica come Aurelio De Laurentiis. Questa volta però usa il fioretto, non la sciabola cercando comunque di dare la giusta dimensione a Maurizio Sarri. Sul piatto il tema calciomercato e l’utilizzo della rosa: “Premesso che lui non ha mai partecipato al mercato, mai, o forse una volta quando suggerì l’acquisto di Maksimovic che ha peraltro giocato pochissimo. Premesso questo, dicevo, prendiamo Mario Rui, è solo un esempio. Se impieghi sempre gli stessi va a finire che presto o tardi si rompono e i sostituti hanno pochi minuti nelle gambe e nella testa. Quando Ghoulam si è spaccato, Mario Rui ha impiegato un po’ per carburare. Per tutti era un salto nel buio. Aggiungo Rog, o Diawara che dopo il primo anno Maurizio giudicò fantastico e geniale e che nel secondo ha utilizzato pochissimo. Zielinski, un altro. A marzo il suo agente si è presentato con i minutaggi di Piotr e di Hamsik domandandoci perché volevamo allungare il contratto, visto che aveva giocato un terzo delle partite di Marek”.