Kalidou Koulibaly si racconta. Il centrale del Napoli parla di azzurro e di calciomercato con la testa rivolta al prossimo Mondiale.
È stato protagonista della stagione azzurra ma lo sarà anche in estate. Un po’ per il Mondiale di Russia in cui sarà leader del suo Senegal, un po’ per quel calciomercato che ormai da anni lo circonda di voci importanti. Kalidou Koulibaly, però, non sembra pensarci. “Ho ancora tre anni di contratto con il Napoli. Vedremo cosa accadrà”, ha detto il centrale azzurro in una lunga intervista con la Gazzetta dello Sport in cui ha ricordato tutta l’annata napoletana. “Lo scudetto l’abbiamo perso contro squadre che avremmo dovuto battere come Sassuolo, Milan o Chievo. Anche se giocare sempre dopo la Juve non era facile, perché influisce sulla pressione per il risultato. Capisco che fossero in Champions, ma ad un certo punto ne sono usciti ed è stata dura psicologicamente. Così come difficile è stato assistere alla sconfitta dell’Inter con la Juve”, ha detto il difensore del Napoli. “Il gol alla Juve? Non mi ricordo più cos’è successo dopo il gol. Per me è importante restituire l’affetto della gente. Sarri all’inizio però non mi calcolava. Gli chiesi di essere ceduto. Il club si oppose. Poi iniziò a farmi giocare. E pur di non uscire dai titolari giocavo anche se ero sfinito. Lui mi ha trasmesso un’altra visione del calcio. Certi allenamenti senza opposizione sono da pazzi”.
Il franco-senegalese ricorda sempre con gioia i suoi inizi in azzurro, ormai quattro anni fa. “Benitez mi chiamò, ma gli riattaccai il telefono in faccia due volte, pensavo fosse uno scherzo. De Laurentiis voleva uno sconto perché ero dieci centimetri più basso di quanto aveva letto su Internet. Poi Benitez mi diede una lezione con bicchieri e forchette al posto di difensori e attaccanti. E mi chiedeva come mi sarei mosso. In quindici minuti ho imparato un sacco di cose. I miei esempi? Da franco-senegalese ho amato anche Marius Trésor, Desailly, Thuram. Non solo perché neri, ma anche perché si sono integrati in Francia”, ha continuato Koulibaly. “Difficile far finta di niente con il razzismo. Ma quel giorno a Roma un bambino laziale si scusò per quanto successo. Gli regalai la maglia. La volta dopo i tifosi del Napoli vennero allo stadio con delle maschere con il mio volto ritratto. La prova che mi sono vicini. Il problema è di tutto il Paese e anche i napoletani lo subiscono, perché gente del sud”.
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