3 maggio 2014. In un mondo normale sarebbe semplicemente il giorno dell’ultima Coppa Italia vinta dal Napoli. Ma questo non è un mondo normale, e in un mondo così il 3 maggio 2014 diventa solo l’anniversario dell’agguato a Ciro Esposito, la più brutta pagina di cronaca legata al calcio degli ultimi anni. Legata al calcio, non al tifo, perché Daniele De Santis può esser definito tutto, meno che tifoso. Bisognerebbe dirlo anche a quei fenomeni che ancora, quando gioca la Roma, espongono vessilli con le sue iniziali, come hanno fatto anche durante Liverpool-Roma, una partita che con l’assurda rivalità con il Napoli non dovrebbe avere alcun collegamento. Le iniziali di un uomo che ha ferito a morte una città intera il 3 maggio 2014, il giorno in cui ferì a morte Ciro Esposito. Da quel giorno il 3 maggio è il giorno di Ciro, e anche stasera, come ogni 3 maggio, l’associazione Ciro Vive si incontra sul lungomare per ricordare quella terribile pagina di violenza senza senso.
Ciro Esposito, la battaglia di Antonella Leardi e quella storia senza alcun senso
Antonella Leardi, la splendida e coraggiosa mamma di Ciro Esposito, si batte da mesi contro la sentenza nei confronti di De Santis, condannato in primo grado a sedici anni. Ma soprattutto si batte perché nel calcio non ci sia più violenza. Forse è un’utopia, visto quanto accaduto a Liverpool la scorsa settimana, ma Antonella ci crede e continua a battersi. Speriamo non smetta mai. “Cerco di guardare il calcio con gli occhi di Ciro, altrimenti lo guarderei con un dolore ancora più grande”. Un dolore che da quel giorno è comune a tutti i tifosi, e non solo quelli del Napoli. Ai tifosi veri, quelli che non vorrebbero mai che un giorno di festa si trasformi in tragedia. Il calcio è un gioco, è sport, è gioia. In un mondo normale con le tragedie non dovrebbe avere niente a che vedere.