NERVOSETTO – “No Allegri no cry”? I numeri parlano chiaro (e i suoi sono sbagliati)

Nervosetto, Max Allegri. Il Napoli vince a Torino e ora pressa, e la strada per la Juve si mette in salita. La capocciata di Koulibaly, oltre a prendere il pallone, ha preso in pieno anche lui. Quel gol complica ma non compromette la sua corsa scudetto, dove la Juve resta in vantaggio e vincendole tutte è padrona del proprio destino. Ma è una sorta di bomba atomica su tutta l’impalcatura filosofica che ha trascinato la Juventus e il suo allenatore in questi anni di rivalità col Napoli e con Sarri. Bel gioco contro vittorie è un confronto che crea discussione finché non sono entrambe da una sola parte: se il Napoli vince lo scudetto la situazione cambia, e i discorsi stanno a zero. E il calendario adesso dà una mano al Napoli. Mettendo a confronto i rispettivi impegni, la Juventus se la vedrà piuttosto brutta a Roma e a Milano. Decisamente più abbordabili le sfide per gli azzurri. Vincendole tutte e 4 ci vuole una vera e propria impresa agli avversari per restare davanti e tagliare il traguardo per primi.

Allegri e le “57 partite”: una piccola bugia per una grande difficoltà

Allegri ha un bel lamentarsi, ma i fatti lo smentiscono appieno. Sarri ha vinto Juve-Napoli con la personalità e col gioco, come dicono i numeri schiaccianti della splendida serata di Torino. Allegri lo sa fin troppo bene ed accampa scuse che di solito venivano attribuite a Sarri, anche con qualche sfottò. No Sarri no cry, titolava un giornale qualche mese fa, ma negli ultimi tempi la situazione si è ribaltata e il “cry” sembra essere tutto di Allegri. Che addirittura nella sua osservazione commette una clamorosa inesattezza. “Giochiamo 57 partite l’anno, gli altri molte meno”. Peccato che quest’anno il Napoli ne abbia giocate 46. E la Juve? 49, quindi soltanto 3 in più. Perciò, niente bel gioco, niente “più gioco”: per la corsa scudetto Allegri deve trovare presto un’altra strada.