“O si è giovani o non si è giovani. Se lo si è si rischia su tutto. C’è da capire quanto i nostri compagni di viaggio amino rischiare”. E rieccoci con le frasi criptiche. L’ultima intervista di Aurelio De Laurentiis su Sarri riapre nuovamente un baratro che, onestamente, speravamo di non voler più neppure intravedere. Un giro di parole il cui sottotesto ormai abbiamo un po’ imparato a subodorare, visto che non è la prima volta che a Napoli ci ritroviamo di fronte a simili stalli alla messicana. Mazzarri e Benitez, Lavezzi e Cavani, Higuain e Pepe Reina. Ora De Laurentiis ricomincia a giocare sul filo delle parole anche sul rinnovo di Sarri. Ma in quante occasioni abbiamo già visto questo gioco della patata bollente, questo detto-non detto che vorrebbe cristallizzare la posizione presidenziale e lasciare la scelta soltanto alla controparte, con pochi margini di trattabilità. L’epilogo è stato sempre lo stesso: gli uomini vanno, la maglia resta, e con essa resta anche il presidente.
Quindi il “traditore” è sempre l’altro, sempre chi non ha voluto “sposare” il progetto, che in sostanza significa mangiare la minestra o saltare dalla finestra. E finora, purtroppo, i “saltatori” sono più dei “mangiatori”. Opinione personale? Molto spesso l’errore l’ha fatto chi è andato via, non chi è rimasto: basti guardare dov’è il Napoli adesso e dove sono molti di loro. Stavolta però è diverso, e davvero un eventuale muro contro muro potrebbe ritorcersi contro De Laurentiis: Sarri in questo momento ha praticamente tutta Napoli dalla sua parte, e non fare il possibile per trattenerlo potrebbe essere un boomerang molto pericoloso. Non solo sul piano mediatico, anche su quello sportivo.
De Laurentiis, Sarri e il rinnovo: è vero, è il momento di rischiare!
Su una cosa, fra quelle che ha “detto” a Sarri, De Laurentiis ha ragione: è arrivato il momento di rischiare. Ma ora non tocca più all’allenatore, che nell’arco di questi tre anni di rischi se ne è presi pure troppi. Tra Milik, Ghoulam e la Juve cannibale non si può dire che non ci sia stata una buona dose di sfiga, questo è certo, ma allo stesso tempo ci sono stati errori strategici che hanno pesato non poco sull’evoluzione della marcia sarrista: la superficialità sul mercato, le dichiarazioni infelici (ricordate Madrid?), sostegno e programmazione soltanto a sprazzi, e già qui siamo all’ossimoro spinto.
Maurizio Sarri in questi tre anni a Napoli ha trovato un uomo che gli ha dato grande fiducia ma che in certi casi forse non l’ha aiutato a dovere. E i rischi, in quei casi, sono stati tutti dell’allenatore. Il cambio modulo, Mertens centravanti, i talenti valorizzati in maniera esponenziale e le critiche, feroci, ad ogni pareggio o sconfitta. Checché ne dica De Laurentiis, non si può dire che finora Sarri non si sia assunto più problemi di quanti dovesse, non si può dire che non abbia fronteggiato ogni difficoltà a testa alta, lui e i suoi ragazzi.
Napoli, un passo di De Laurentiis verso Sarri: questo è il “rischio” da correre
Adesso, a quanto pare, Sarri a De Laurentiis non sta chiedendo certo la luna: nelle discussioni sul nuovo contratto, oltre a un (meritatissimo) aumento, ci sarebbero delle legittime richieste di crescita, organizzative e strutturali, che possono fare solo il bene della società. Nessun “tutto e subito” come volevano Mazzarri, Benitez e compagnia cantante, che forse hanno chiesto a De Laurentiis più di quanto il Napoli potesse permettersi in quel momento. Stavolta uno step si può fare, si deve fare, perché il gradino si è abbassato e il Napoli ha decisamente più forza nelle “gambe”.
Certo, sposare un progetto di scalata graduale alla piramide del calcio è un rischio in ogni caso, e in ogni caso Sarri sarebbe coraggioso a dire sì, perché ora come ora è più facile fare peggio che meglio di così. Ma il rischio vero deve assumerselo la società, assecondando le sue legittime aspirazioni. Non si può più aspettare, è il momento di allungare il passo, a partire dalla conferma del Comandante. Resettare, salutare Sarri e ricominciare di nuovo da zero: quello sì che è un rischio che non bisogna correre.
di Antonio Papa (Facebook @ntoniopa)