Altro che Ariston. Altro che Baglioni, la Hunziker, Favino, Ermal Meta e Beppe Vessicchio.
Il San Paolo è stata cornice di uno spettacolo pronto per la mondovisione, con l’orchestra azzurra che ancora una volta è riuscita a far alzare tutti in piedi per la standing ovation. Restano pochi aggettivi per descrivere la magnificenza futbolista partenopea, ma questo spinge anche noi ad inventarne di nuovi pur di raccontare nel modo migliore il canto azzurro.
Allora quali canzoni e quali aggettivi migliori se non quelli espressi nelle opere che hanno trionfato nelle 68 edizioni del Festival di Sanremo?
1997, Jalisse – Fiumi di parole
Pagine e pagine di giornali, ore ed ore di trasmissioni Radio-TV. La vigilia di Napoli-Lazio è stata una mazzata tremenda per il tifoso azzurro. Il merito, se così si può chiamare, è del nuovo infortunio di Ghoulam. Un evento che sommato all’indisponibilità di Chiriches, è riuscito a far cadere in depressione anche il tifoso più ottimista, oltre ad aver alimentato il nervosismo del gruppo. Infatti mentre da una parte i sostenitori azzurri lamentavano di una rosa non all’altezza che avrebbe dovuto innestare nuovi elementi nel mercato di gennaio, dall’altra parte i calciatori sono scesi in campo con la voglia di calpestare l’avversario, allontanandosi di molto dal credo del calcio sarrista finora interpretato.
C’era in loro la voglia di sollevare il mondo a mani nude, rifiutando o quasi per un tempo, quella leva chiamata “gioco” che gli ha permesso fino ad oggi di annichilire ogni speranza avversaria. È bastato ritrovare il pareggio in chiusura di primo tempo con Callejon per ricordarsi da dove si viene e dove si vuole andare, chiudendo a tempo indeterminato il rubinetto delle critiche che ancora parla di mercato sbagliato e svincolati. A che serve parlare se questa squadra suona alla perfezione?
1991, Riccardo Cocciante – Se stiamo insieme
“Quante volte ho visto dalla prua di una barca, tra spruzzi e venti, l’immensità del mare spandersi dentro e come una carezza calda…illuminarmi il cuore”.
Il secondo tempo di Napoli – Lazio è qualcosa che si avvicina molto all’immensità, al concetto di infinito e del non porsi limiti umani. Non c’era da aspettarselo (o forse sì, viste le rimonte stagionali) dopo un primo tempo che ha senza dubbio fatto spaventare tutti, gli stessi già terrorizzati per il forfait di Chiriches ed il debutto stagionale di Lorenzo Tonelli.
Eppure l’Ammiraglio Sarri ha voluto tranquillizzare tutti, con semplici parole di serenità espressa alla squadra all’intervallo. Un “giocate come sapete” che ha ricordato agli uomini in campo che la posizione in testa alla classifica non è un caso, ma solo il risultato di un lavoro quotidiano, di esercitazioni ripetute fino allo sfinimento. Ed è così che si interrompe la ricerca del contrasto e del duello fisico a favore del gioco in verticale, della difesa alta e delle giocate a due tocchi che hanno permesso al Napoli di essere protagonista e scrivere di proprio pugno un capitolo nella storia del calcio. Se stiamo insieme, qualche cosa c’è che ci unisce ancora stasera: il patto Scudetto.
1958, Domenico Modugno – Nel blu dipinto di blu
Poi d’improvviso venivo dal vento rapito, e incominciavo a volare nel cielo infinito. Vooolare…
Sognare ad occhi aperti non costa nulla, e se a permetterti questo viaggio onirico è una squadra che da un trentennio non cuce sul proprio petto il tricolore, allora sognare è ancor più bello perché si tratta di una favola moderna. Allo strapotere economico dei tristi e cattivi bianconeri si contrappone la gioia e l’unicità del gioco azzurro, unico mezzo per riuscire a tenere aperto un campionato che altrimenti sarebbe archiviato da un pezzo.
…Felice di stare lassù, e volavo volavo felice più in alto del sole ed ancora più su…
Un sogno che non costa nulla. Un sogno che da solo basta a far innamorare napoletani (e non) del gioco del calcio, rubando cuori e menti in giro per il mondo. Il gol di Mertens è da far vedere in tutte le scuole calcio, ma non tanto perché è un capolavoro di organizzazione e tecnica, ma perché è la sintesi perfetta dello spirito di tutti i giochi di squadra: il collettivo che batte i singoli. Un insegnamento che nel pallone 3.0 e del calciatore-brand va sempre più sfumando, imponendo una triste agonia allo sport più bello del mondo.
…la tua voce è una musica dolce che suona per me…Vooolare…
di Claudio Pomarico