Nelle ultime due partite di campionato, Dries Mertens è tornato ad essere l’uomo decisivo per il Napoli. Due settimane a Bergamo con la rete contro l’Atalanta, e domenica scorsa allo Stadio San Paolo con la doppietta che ha steso il Bologna. Con la sua simpatia, il numero 14 azzurro si è ripreso squadra e tifosi. Ai microfoni de “Il Mattino”, Mertens ha rilasciato una lunga intervista parlando a 360 gradi della sua stagione: “Sono felice, come mai prima di adesso. Nel Napoli mi sento come un bambino in un negozio di giocattoli. Mi sembra di poter vedere esaudito ogni mio desiderio. E un bimbo da un simile negozio non vorrebbe mai uscire”.
Napoli, le parole di Dries Mertens
Il folletto belga ha parlato della sintonia che lega tutta la squadra azzurra: “È un paio di anni che stiamo assieme e le cose ci vengono bene. Spesso chiudiamo gli occhi e ci ritroviamo. E non passa giorno che le cose non vanno meglio del giorno prima. È una crescita continua. Ogni tanto pensiamo anche a cambiare, ma quello che conta è quello che c’è nella nostra testa: modulo a parte, infatti, vogliamo essere sempre noi a comandare il gioco”.
Mertens ha analizzato anche l’eliminazione del Napoli dalla Champions League: “Un po’ è stata colpa anche della sfortuna. Con lo Shakhtar alla prima giornata abbiamo sfiorato tante volte il 2-2. Lo avremmo meritato, in fondo le occasioni per pareggiare sono state tante. E se non avessimo perso in Ucraina alla prima giornata, il turno lo avremmo passato noi. Non credo sia stata solo una questione di testa. I rimpianti sono tanti ma non è mai bello ripensare a qualcosa”.
Mertens e i gol: tra bellezza e importanza
‘Ciruzzo’, come ormai lo hanno ribattezzato a Napoli, ha poi parlato del gol; di quanto siano importanti e scegliendo il suo più bello in questa stagione: “I gol sono tutti diversi. E ci sono quelli più belli degli altri. E il più bello è sempre quello che ti fa vincere una partita, che ti consente di conquistare i tre punti. Quello di Bergamo aveva un significato: una specie di liberazione perché anche io non ce la facevo più a sentirmi dire che erano passate tutte quelle domeniche senza una mia rete. C’era una emozione speciale, ci ho messo tutta la rabbia che avevo dentro quando ho scoccato il tiro. Tra il gol alla Lazio, al Genoa e al Bologna devo dire che quello all’Olimpico resta ancora il mio preferito. Certo, anche domenica nel rivedermi devo ammettere che ho fatto una bella cosa, ma con la Lazio mi sono superato. È stato un lampo, non credo che nessuno immaginasse quello che stavo per fare. In fondo, neppure io… Viene tutto da solo, una cosa automatica. Corri, provi a liberarti di un avversario e si accende una lampadina. Tutto naturale, in fondo anche quando ero piccolo e giocavo per strada mi capitava di prendere e calciare all’improvviso. La cosa più importante per un attaccante è fare gol, e non c’è nulla di male a dirlo. Io quando giocavo a sinistra avevo altro in mente: difendevo, puntavo l’uomo, non avevo come idea segnare a tutti i costi. Adesso no. Anche perché ti guardano tutti in malo modo e se non hai segnato senti che dicono: ecco, ha giocato male. A me dispiace, perché nessuno vede quello che si fa veramente. Nei giorni in cui non segnavo sicuramente la gente ha dato peso a questa cosa. Io non sono un attaccante che da solo deve fare gol. Anche gli assist mi aiutato a non essere deluso. E ne ho fatti ben sei. Vorrei fare più gol di Higuain; ma anche di Dzeko, Icardi e Immobile. Voglio essere primo nella classifica marcatori“.
Parlando di gol c’è anche chi cerca di evitare che vengano fatti, i difensori. E Mertens ha puntato il dito verso chi pensa sia il migliore in Italia: “Chiellini è il più forte di tutti in serie A. Ti mette pressione solo con lo sguardo, avverti la sensazione che è capace persino di anticipare i tuoi pensieri oltre che le tue mosse. A batterlo mi aiuta Koulibaly. È migliorato tantissimo in questi anni al Napoli ed ora è tra i migliori in Europa. E allora lo sfido in allenamento: il fatto che mi conosce mi spinge ogni volta a fare qualcosa di diverso per superarlo e sorprenderlo”.
Mertens, Sarri, il futuro
Sul rapporto con Maurizio Sarri, Mertens ha dichiarato: “Se avessi incontrato prima Sarri? Beh, ma io sono un tipo positivo. Penso che devo già essere contento ad averlo conosciuto. E che tanti non hanno la fortuna di incontrare sulla loro strada uno come Sarri, né a vent’anni e neppure a trenta. Credo che il destino sia stato gentile con me più che con tanti altri. Sarri, per il Napoli, è l allenatore che ha messo la sua identità, un preciso Dna, in questa squadra. Ed è un bel Dna. Tutti ci ammirano ed è questo un motivo di orgoglio”.
Il numero 14 azzurro ha parlato anche di futuro: “Non so se la mia clausola sia alta o bassa. Dipende dagli altri cosa ne pensano. Se dovesse arrivare un’offerta dalla Cina? L’anno scorso è successo. Quest’anno non mi ha chiamato nessuno. Le tentazioni ci sono state ed è normale, umano, pensarci. Ma io volevo continuare a stare qui. E ancora voglio restare qui. Perché sto giocando e mi diverto in campo e sono troppo contento. Mi sento come un bambino in un negozio di giocattoli che può prendere tutto quello che desidera”.
Mertens ha poi analizzato la corsa scudetto: “La Juve è più abituata di noi a vincere, loro prendono i migliori da ogni migliore squadra, hanno vinto campionati e hanno sfiorato la Champions due volte. Ed è ovvio che questa cosa aiuta tanto. Il campionato si decide il 20 maggio. Un po’ mi hanno sorpreso le franate di Inter, Roma e Lazio. Ma la serie A non è un campionato facile, al contrario di quello che si pensa. Se non stai bene, puoi perdere ovunque. Appena hanno mollato, sono precipitate dietro. Per vincere lo scudetto faccio sia il terzino che il portiere anche se Reina non sarebbe felice”.