Da chiacchiere da bar a chiacchiere da VAR è un attimo. Replay, riproduzioni 3D e simulazioni NASA: manca solo Bruno Vespa ed il plastico a “Porta a Porta” per stare al completo. Un processo in cui ognuno si sente arbitro e propone la sua versione spacciandola per verità, lasciando per strada pezzi di regolamento che dovrebbero assorbire gran parte delle polemiche nei confronti dell’unico mezzo che minimizza gli errori e massimizza le discussioni. Appare doveroso quindi chiarire alcuni punti su come funziona il VAR, precisamente sul protocollo di utilizzo del VAR, che abbiamo voluto ripescare nella sua versione originale, in lingua originale, proprio per fugare qualsiasi dubbio.
“La decisione arbitrale sarà cambiata SOLO se il video dimostrerà che si tratta di un CHIARO ERRORE”
Cita testualmente il principio fondamentale del Video Assistant Referee, maiuscole comprese. Principio che già da solo basterebbe a mettere in mute gran parte dei salottisti sportivi italiani, tutti intenti a rispolverare righe e squadrette per misurare chi la dice più lunga. Assurdo infatti parlare del gol di Mertens come un gol viziato da un fuorigioco, ed è così per almeno due motivi:
Dopo 24 ore di analisi, replay ed ogni tipo di studio, è ancora impossibile affermare con certezza se il gol del Napoli fosse irregolare, ovvero se Mertens fosse o meno in fuorigioco. Ventiquattro ore che già da sole escludono il concetto di CHIARO ERRORE, poiché non è bastata una vera e propria autopsia mediatica per arrivare ad una tesi insindacabile. Ma se questo non basta a zittire le polemiche, è giusto considerare anche l’applicazione dell’aggiornamento voluto da Rizzoli per le situazioni come quella di Bergamo: il guardalinee non attenderà più un’eventuale segnalazione del VAR per alzare la bandierina, anche in caso di evidente fuorigioco, ma dovrà farlo immediatamente, anche in presenza di una chiara occasione da goal. Considerare prioritarie le scelte prese in campo rispetto a quelle prese in regia, a sottolineare il credo di chi ha voluto il VAR: minima interferenza, massimo beneficio.
Ecco il motivo per cui il gol di Mertens è stato convalidato mentre quello di Hamsik no. Nel primo caso il guardialinee non ha alzato la bandierina, considerando regolare la posizione del belga, mentre nell’occasione di Hamsik la segnalazione di offside è arrivata istantaneamente, con Orsato che ha lasciato proseguire l’azione prima di confermare la decisione.
Insomma, tutto secondo regolamento. Situazione diversa da quella dei falli di mano. Anche su quest’argomento le parole di Rizzoli, in seguito ai casi di Mertens a Crotone e Bernardeschi a Cagliari, aiutano ad integrare il regolamento in merito ai falli di mano “Il tocco di Mertens in Crotone-Napoli e quello di Bernardeschi in Cagliari-Juve sono in una zona grigia. Vale a dire possono essere considerati punibili oppure no in base alla percezione avuta dall’arbitro. Una interpretazione che da sempre ci ha creato problemi come categoria, proprio perché è frutto di una interpretazione. Ecco perché, restando sempre nell’ambito del protocollo, questi episodi dovranno essere rivisti alla Var“. #MertensaBergamo no, quindi, mentre #MertensaCrotone ci poteva stare. Anche in quel caso però, non ce ne voglia Rizzoli, fra il braccio attaccato al corpo del belga e quello a 90 gradi dello juventino c’è un abisso (non l’arbitro, proprio il burrone). Una differenza impossibile da non percepire, per la quale bastava una moviola di 30 secondi. E neppure in 3D.
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