Roberto Inglese potrebbe essere il primo rinforzo a gennaio di Maurizio Sarri. Il Napoli lo ha acquistato nell’ultimo giorno della sessione estiva di calciomercato, ma l’attaccante originario di Lucera è rimasto in prestito al Chievo Verona. Ora le dinamiche sembrano essere cambiate come ha svelato lo stesso Inglese ai microfoni de “La Repubblica”: “Sono di proprietà del Napoli, prima o poi andrò lì. Se succederà subito o a giugno, però, non lo so. Quando ho affrontato gli azzurri in campionato, non mi ha fatto alcun effetto particolare. Non ho ancora respirato l’aria di Napoli, non ho vissuto lo spogliatoio. E ho conosciuto solo Insigne in Nazionale”.
Napoli, Inglese sul ruolo dell’attaccante
In questo inizio di stagione l’attaccante del Chievo ha messo a segno ben 7 reti in 18 presenze in Serie A contribuendo all’ottima cavalcata della squadra di Maran. Lo stesso Inglese, poi, ha raccontato come vive il ruolo del centravanti: “Le squadre più tecniche preferiscono uno più piccolo, rapido e bravo a giocare la palla. Le provinciali uno più fisico che tenga palla e faccia salire gli altri. Ma tutte devono avere un centravanti. In un’orchestra servono i violini e i contrabbassi. Il calcio è lo sport più democratico: grossi e piccoli sono ugualmente utili. Il guaio del mio ruolo è che si nutre di gloria e solitudine. La gloria dei gol, la solitudine quando stai lì ad attendere una palla, anche sporca, che non arriva. Contro la Spal per 70 minuti non ho toccato un pallone, poi ho fatto due gol e sono diventato un eroe per niente. Altre volte mi sbatto per gli altri, non segno, apro il giornale e trovo un brutto voto“. Infine, il futuro attaccante del Napoli ha svelato i suoi obiettivi: “Ho 26 anni e sono andato via di casa a 13. Mi pesa vedere i miei genitori ogni tre o quattro mesi, e allora passo con loro ogni buco libero per non rimpiangere un domani di non averlo fatto. Ho fatto rinunce e ho avuto fortuna, ma ci sono mille come me che fanno gli stessi sacrifici e non arrivano. Sognavo di giocare in A una volta prima dei 30 anni. Ne ho 26, sono arrivato in doppia cifra con i gol e poi in azzurro. Nel Napoli non so se sarò all’altezza, non mi vergogno a dirlo. Provo a fare un passo in più. A vedere dove sono i miei limiti”.