Capitani coraggiosi e dove trovarli. Paolo Cannavaro ha chiuso da capitano in pectore, col Sassuolo, co-leader insieme a Magnanelli di una squadra che l’ha assunto subito a nume tutelare, fin dal suo arrivo nel gennaio del 2014. Ma a Sassuolo, bontà loro, sanno bene che l’esperienza neroverde è stata una postilla seppur bellissima ad una carriera tinta d’azzurro. L’Emilia come antipasto, a Parma, l’Emilia come dessert e amaro, in una chiusura amarcord che fa onore alla grande umanità di un ragazzo buono e generoso, un ragazzo che nella vita ha saputo fare scelte molto coraggiose. In mezzo solo Napoli. Nel cuore, nelle vene, nei pensieri. Paolo Cannavaro l’ha ribadito a testa alta anche nella conferenza d’addio e ha voluto ribadirlo anche nell’ultima intervista da calciatore: “Chiudo a Roma, proprio dove ho alzato l’unico trofeo della mia carriera”. La Coppa Italia col Napoli, 20 maggio 2012. E chi se la scorda più!
C’è da credergli, soprattutto c’è da apprezzarlo davvero, Paolo Cannavaro. Tanti i calciatori napoletani che hanno urlato il loro amore per il Napoli ma poi nel momento clou sono rimasti dov’erano. Cannavaro invece no. Nel 2006, a 25 anni, una carriera non scintillante ma comunque in ascesa, decise di scendere in Serie B per sposare il progetto dell’ambizioso Napoli di De Laurentiis, e lo portò in Serie A. Scelta coraggiosa come coraggioso fu uno degli apici di quegli 8 anni di carriera nella sua città: la famosa rovesciata in Coppa Italia nei supplementari contro la Juve. E chi se la scorda più! Poi la promozione a capitano, le tante battaglie e l’ingresso – meritatissimo – nella top 10 dei calciatori più presenti in maglia azzurra. Poi un addio un po’ burrascoso ma comunque coraggioso, anche quello: a 33 anni poteva svernare in panchina a casa sua, invece ha scelto Sassuolo. Per un finale di carriera da protagonista, fino all’ultimo minuto. L’impresa dell’Olimpico di ieri pomeriggio è la chiusura perfetta del cerchio e anche l’ultimo regalo al suo Napoli, visto che frena la corsa della Roma al primo posto e forse estromette definitivamente i giallorossi dalla rincorsa a Napoli e Juventus. Il colpo di coda di una carriera chiusa anche con coraggio, con l’inconsueto addio a dicembre, quando era ancora titolarissimo, per inseguire una nuova avventura. E una nuova carriera, che visti i presupposti ci auguriamo possa essere speciale come quella da calciatore. Uno che con un Pallone d’Oro in casa era destinato ad essere fratello d’arte e invece ha scelto di essere protagonista a modo suo, e ci è riuscito pure. E chi se lo scorda più!
di Antonio Papa (Facebook @ntoniopa)
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