A Natale, si sa, sono tutti più buoni. Il destino, però, con Marek Hamsik è stato davvero straordinario. Sotto l’albero, il capitano del Napoli ha trovato due reti importantissime: la prima sabato scorso contro il Torino, che gli ha permesso di agguantare Diego Armando Maradona nella classifica all time dei cannonieri azzurri a quota 115, e la seconda ieri contro la Sampdoria che lo ha portato a superare El Pibe de Oro. Un mito che supera una leggenda, in una giornata che sembrava scritta per dover ricordare questo momento. Contro i blucerchiati, Hamsik ha infatti segnato la sua prima rete con la maglia del Napoli ed ora sempre trafiggendo i genovesi si è incastonato per sempre nella storia del club partenopeo.
Napoli, 116 volte Marek Hamsik
I tifosi del Napoli hanno urlato per la 116esima volta il nome ed il cognome del loro capitano. Un capitano mai ingombrante, mai sopra le righe e sempre tra le righe; un calciatore che è diventato prima una bandiera, guadagnandosi il rispetto del popolo azzurro, e poi decidendo di mettersi la fascia sul braccio. Quella fascia che fu anche di Maradona, un Dio che sembrava impossibile da superare ma che nei numeri ha dovuto lasciare il trono ad un ragazzo che non avrà poteri divini, ma che certamente incarna in se l’amore e la passione di un’intera città che ha sempre creduto in lui. Marek, infatti, è uno slovacco sulla carta d’identità che ha però nel petto un cuore che pulsa ed urla in napoletano. La cresta è sempre alta in testa, così come quella degli abitanti di una città che da sempre lottano contro i pregiudizi. Pregiudizi a cui è dovuto sottostare anche Hamsik: “non è un campione”, “è solo un buon giocatore” gli dicevano e continueranno a dirgli, ma lui ha sempre lasciato parlare il suo destro che di normale ha davvero poco e così continuerà a fare fino a quando non appenderà gli scarpini al chiodo. Napoli ha adesso due leggende, una complementare all’altra; una argentina e dal piede mancino, l’altra slovacca e che calcia col destro. Un Dio sinistro e un Mito destrorso: due entità che porteranno per sempre in alto il nome della città di Parthenope.
a cura di Emanuele Catone (Twitter @CatoneEmanuele)