Insigne: “Giocare a Napoli da napoletano non è facile, Higuain non doveva esultare al San Paolo”

Insigne ©Getty Images

Lorenzo Insigne, attaccante del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport” in cui ha parlato, tra le tante cose, dei suoi inizi e della sua vita privata: “Abito ancora a Frattamag­giore e sto con famiglia e amici. So che i giocatori fanno una vita diversa, ma io sono bravo a non cambiarla del tutto restando accanto ai miei cari, che mi hanno reso ciò che sono. Ho sempre pensato di diventare un calciatore e di giocare al San Paolo con il Napoli. Sono fiero di questo perché ho fatto tanti sacrifici insieme alla mia famiglia e questo è un motivo d’orgoglio per me e i miei genitori, che non mi hanno fatto mancare nulla, nemmeno nei momenti di dif­ficoltà”. Poi il talento di Frattamaggiore ha svelato anche la sua vita fuori dal campo: “Mia moglie, Jenny, dice che sono molto pantofolaio. A me piace guardare le partite sul divano con lei e i nostri due figli, Carmine e Christian. Il più piccolo frequenta una scuola calcio,                  l’ho accompagnato qualche volta, c’è stata un po’ di confusione per i genitori e i bambini che mi chiedevano foto. Ero emozionato perché era la prima gara di mio figlio: la sera prima mi ha detto, papà devo andare a letto presto, perché domani ho la partita. Sa­ quanti anni ha? Quattro e mezzo! E già ragiona così“. Ma in casa si parla solo in italiano ha svelato lo stesso Insigne: “A casa mia i bambini parlano in italiano, anche se ogni tanto qualche parolina in dialetto ci scappa. Sono cresciuto dove si parlava solo in dialetto, ma i miei hanno sempre voluto mettermi sulla strada giusta. Ogni tanto ai miei bimbi gliela perdono qualche parolina in napoleta­no, non volgare. Balotelli ha le potenzialità per essere un grande, sembra vecchio, ma ha 27 an­ni. Deve solo capire che è forte e spero che se ne renda conto prima che smetta di giocare”.

Insigne-Higuain, Napoli-Juve © Getty Images
Insigne-Higuain, Napoli-Juve © Getty Images

Napoli, Insigne attacca Higuain

Lorenzo Insigne, inoltre, ha cercato di spiegare le difficoltà di giocare nella squadra della propria città: “Giocare a Napoli da napoletano non è facile. Ci sto riuscendo e spero di farlo ancora per molto, che poi si parli di me anche lontano da Napoli ne sono orgoglioso, vuol dire che sto lasciando qualche cosa di buono a chi mi sta intorno. È importante non smettere di sognare e lo ripeterò sempre, io ce l’ho fatta vivendo mille difficoltà e ce la possono fare tutti”. Sembra proprio arrivato l’anno di poter vincere lo scudetto come ha continuato il talento di Frattamaggiore: “Penso proprio di sì, ne siamo consapevoli. Gli altri anni andavamo in campo pensando che quella partita l’avremmo pure potuta pareggiare o perdere. Ho sentito dire che avremmo scelto di uscire dalla Champions per pensare al campionato, ma non è così. Speravo di andare avanti in Champions, abbiamo compromesso tutto nella prima partita con lo Shakhtar, perché l’abbiamo sottovalutato, lo ammetto. Ora abbiamo un’altra competizione, proveremo a vincerla: è un trofeo importante”. Mazzarri, Benitez e Sarri, tre allenatori che lo hanno formato nel corso di questi lunghi anni: “Con Mazzarri ero piccolo, era il primo anno di A e ho giocato poco. Mi disse che dovevo giocarmi una chance in ritiro con Vargas. Mi sono sempre guadagnato tutto con le mie forze, gli dissi di scegliere liberamente e che avrei lavorato duro. Ho conquistato la sua fiducia, anche se ho giocato poco e in un ruolo che non ho mai fatto, giocavo seconda punta. Con Benitez ho fatto l’esterno, anche se con un altro modulo, ho accettato perché era giusto seguire un allenatore con la sua esperienza. Facevo tutta la fascia e questo mi ha aiutato a interpretare pure la fase difensiva. Sarri mi chiese di fare il trequartista, all’inizio i risultati furono negativi e si passò al 4-­3-­3, il modulo che preferisco, che facevo con Zeman. I movimenti sono diversi, mi vengono naturali. Infine, Insigne ha voluto rivolgere qualche pensiero anche su Gonzalo Higuain: “Non posso dirlo, gli ho detto qualche parolina in dialetto, mi ha capito. Mi è dispiaciuto: è stato 3 anni qua, al di là della scelta che poi ha fatto e non aggiungo altro. Ha fatto gol a Torino e non ha esultato, così come a Napoli. Invece, quest’anno l’ha fatto. Avrebbe dovuto avere un minimo di rispetto per noi ex compagni, dice di essere nostro amico, invia messaggini ad alcuni di noi alla vigilia e poi ci esulta in faccia? È stata una mancanza di rispetto”.

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