Jorginho, centrocampista del Napoli, ha rilasciato altre dichiarazioni in cui ha parlato anche dei suoi primi calci ad un pallone: “Ad un anno e due mesi già calciavo il pallone, a quattro anni mi sono iscritto a scuola calcio. Mia madre mi aiutava, andavo in spiaggia con lei. Mio padre pure mi ha sempre spinto: nei momenti di difficoltà per fortuna ho avuto la mia famiglia, da solo sarebbe stato molto difficile. Ero già in Italia e chiamai casa dicendo che era tutto finito, ero a Verona e non era neanche professionista, ero nel settore giovanile. Dissi di voler tornare a casa, avevo sofferto troppo, mi sembrava che quel mondo non facesse per me. La mia famiglia però mi disse ‘No, tu a casa non ci torni’, mi motivava, hanno fatto cose che nessuno sa. Però ho conosciuto anche tanti che davvero sono tornati e non sono riusciti a tornare”.
Jorginho torna a parlare della sua complicata infanzia
Il metodista italo-brasiliano del Napoli, poi, ai microfoni di Tv Luna ha continuato parlando della sua infanzia: “Penso anche a quei 20 euro a settimana, quando si parla di restare con i piedi per terra. Penso a quando non c’era l’acqua calda, anche di inverno, quando mangiavo la stessa cosa per tre giorni. E’ stato così per un anno e mezzo, ma poi per fortuna sono riuscito ad andare avanti. Quello che semini raccogli, io ho seminato e ora è il momento di raccogliere”. Infine, Jorginho ha concluso parlando di una possibile festa scudetto a maggio nella città partenopea: “Magari…(ride, ndr). Ho già saputo cosa succederebbe in caso di scudetto, ma io voglio viverlo. Ho già sognato i palazzi blu e tutto quello che accadrebbe. Non so quanto potrebbe durare. Pensate che ho detto ai miei che non so neanche se mi farebbero partire a maggio per tornare in Brasile”.