LA “CRISI” – Il bipolarismo cronico del tifoso azzurro: un problema da risolvere

Tifosi Napoli
Tifosi Napoli © Getty Images

 

Ultimi allenamenti prima di partire per Torino e far visita alla sponda granata, quella gestita dal Comandante Sinisa, colui che ogni volta che si trova di fronte il Napoli pensa a ciò che sarebbe potuto essere e non è stato. Napoli come sliding doors della sua carriera, così come la partita di sabato per la stagione azzurra. Una stagione che vive un momento di flessione ma che necessita di una fase di ripresa. Minima, per dare un segnale ai criticoni, più che a sé stessi. Serve una risposta per quelli che danno per perso un campionato che non è neanche arrivato al giro di boa e già viene considerato naufragato. Un catastrofismo autoctono, cresciuto tra le mura amiche e non tra i “giornali e televisioni del nord”. Avversari di un patto che sembrava condiviso ad inizio stagione, in cui tutti avremmo fatto quadrato intorno alla squadra senza cadere in depressione al primo stop.

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I tifosi del Napoli e Sarri © Getty Images

 

Napoli, il problema delle critiche è più in casa che fuori

Ed infatti, non ci siamo riusciti. Colpa della necessità di cercare il pelo nell’uovo quando l’uovo ha solo bisogno di stare tranquillo, al caldo e senza tensioni inutili. Il calo fisico era previsto da inizio stagione e non c’è da meravigliarsi se una squadra che è arrivata quasi al top il 16 agosto abbia un calo dopo tante partite ravvicinate e pochi allenamenti tra l’una e l’altra. Eppure il Napoli è sempre lì, nel gruppetto di testa e con la miglior difesa. Quella tanto criticata, quella che l’anno scorso “lo scudetto lo vince chi prende meno gol” e che per il tifoso medio ora già fa schifo. Allora è difficile capire questo bipolarismo da cosa sia scatenato, e soprattutto perché si insinua nelle menti di chi dovrebbe limitarsi alle critiche costruttive, senza andare oltre. Non lasciamo che il disfattismo regni sovrano nel pensiero comune su questa squadra, perché potreste ritrovarvi un boomerang in piena fronte sotto il sole già cocente di maggio. Questo, almeno, è quello che ci auguriamo.

Le somme, quelle vere, si tireranno a fine stagione e non a dicembre. La squadra rialzerà la testa e tornerà a correre come prima, ma bisognerà evitare mugugni e limitarsi al sostegno incondizionato. Perché se ci siamo abituati così bene il merito è soltanto di questa squadra: la stessa che in due settimane è passata da squadra perfetta a giocattolo rotto.

 

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