La testa alta, per una volta, conta davvero poco. Il Napoli esce dalla sfida contro il Manchester City con le ossa rotte e le ginocchia a pezzi. Quelle di Ghoulam, naturalmente, ma in un certo senso quelle di tutta la squadra. Faouzi era diventato fondamentale per questo gruppo, una delle colonne su cui si fondava l’intera impalcatura tecnico-tattica del Napoli. Non è un caso se fosse il calciatore di movimento più presente in campo fra gli undici titolarissimi di Sarri: perderlo per un lungo periodo sarebbe un disastro, molto più dell’assenza di Milik, alla quale il Napoli sembra comunque aver reagito piuttosto bene. Qui si eleva un’incognita enorme, un punto interrogativo che pende sulla testa di Sarri e di tutti i tifosi. Speriamo che anche in questo caso il mister saprà trasformare quel punto in un’esclamazione di sorpresa, un’esclamazione che ha un nome e un cognome: Mario Rui. Fidatevi, se torna come si deve il portoghese può essere in grado di non far rimpiangere l’algerino, altrimenti il Comandante non avrebbe fatto spendere 12 milioni a Giuntoli per comprarlo. E voi vi fidate del Comandante, giusto?
Insomma, un po’ di pazienza con Mario Rui e potremmo trovarci in squadra un altro esterno ad alta qualità. Ma un problema ieri sera c’è stato, ed è un problema “di campo”. Sarri ha spiegato in conferenza stampa il motivo per cui ha portato Maggio e non Rui in panchina: il terzino destro consente a Hysaj di scalare a sinistra. Al contrario, con Mario Rui in panca, in caso di infortunio dell’albanese non ci sarebbe stato nessuno da schierare a destra. Motivo perfettamente condivisibile, ma poi guardi la prestazione di Maggio e ti chiedi se è possibile pensare di schierare un ragazzo di 35 anni contro due devastanti esterni di 20 anni, con risultati sotto gli occhi di tutti. E qui casca l’asino. L’errore madornale dello scorso mercato è stato quello di non prendere un altro terzino destro, non un altro sinistro. Con un vice-Hysaj all’altezza si limitavano i danni in casi del genere e si aveva la giusta riserva da portarsi in panchine “corte” come quelle di Champions. Era forse l’unico vero innesto da fare quest’estate, l’unica vera falla in una rosa tutto sommato all’altezza. A costo di diventare noiosi: gli infortuni sono delle sciagure e qualunque squadra ne risentirebbe. Provate a pensare alla Juve senza Higuain e Alex Sandro o all’Inter senza Icardi e… vabbè, diciamo la Roma senza Dzeko e Kolarov. Sarebbero problemi enormi per chiunque, purtroppo è capitato al Napoli. Ma appunto, con tutto il rispetto e la stima per un soldato esemplare come Christian Maggio, a destra il buco c’era, era enorme. E andava coperto come si deve.
Tornando alla partita, di cui si è detto già tantissimo, resta da dire soltanto che mai come adesso Napoli-Shakhtar diventa una sorta di spareggio, da vincere a tutti i costi. Certo, dopo bisognerebbe tifare City all’ultima curva, ma Guardiola ha fatto capire che una squadra come il City DEVE onorare l’impegno fino alla fine e onestamente non vediamo perché non credergli. Quindi occhi al calendario: quel cerchio rosso sul 21 novembre (giorno della sfida agli ucraini, ndr) deve essere l’unico obiettivo, senza pensare al “dopo”. Basta anche un semplice 1-0: per il regolamento della Champions il Napoli sarebbe in vantaggio negli scontri diretti e a parità di punti passerebbe il turno. Sempre City permettendo, ça va sans dire.
di Antonio Papa (Facebook @ntoniopa)
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