Altro che incubo, adesso è un vero e proprio psicodramma. Segnare un insperato pareggio ad un minuto dalla fine del match e farsi sorpassare di slancio un minuto dopo non è solo indice di sfortuna, non è solo una beffa del destino, anche se quel gol lo ha messo dentro proprio il sogno di una notte di mezza estate, quel Leonardo Pavoletti che il Benevento ha provato a prendere dal Napoli per più di un mese. Non è solo questo: segnare al 94′ e farsi segnare al 95′ è sintomo di un malessere profondo, una questione di insicurezze e paure represse che continuano a crescere e ad autoalimentarsi, come in un circolo vizioso.
No, non è vero che il Benevento non sa più vincere, si è solo inceppato qualcosa nella testa di calciatori scoraggiati da una serie di eventi avversi legati uno all’altro. Già, perché non dimentichiamo che questa squadra proviene da un calvario non indifferente. Gli infortuni in serie, le sconfitte in pieno recupero, gli sforzi vanificati e l’addio di Baroni, altro protagonista della promozione a lasciare la compagnia anzitempo, sostituito dal promettente ma forse inesperto De Zerbi, a cui va un enorme in bocca al lupo per quella che si annuncia come un’impresa vera e propria, da compiere in migliaia di difficoltà. In questo momento il Benevento è un bimbo smarrito che ha bisogno di ritrovare la strada di casa, e per farlo ha bisogno del sostegno di tutta la famiglia: abbandonarlo proprio adesso significherebbe dargli il colpo di grazia.
di Antonio Papa (Facebook @ntoniopa)
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