Scegliere una playlist che rappresentasse Manchester City-Napoli è stato qualcosa di naturale. Anche perché una certezza è che lo spettacolo andato in scena all’Etihad ha reso questo sport ancora più bello. Da quando la musica è qualcosa che si ascolta alla radio e muove milioni di persone, Manchester ha sempre offerto band e artisti top.
Dici Manchester e pensi agli Oasis, ovviamente. Perfetti anche per un Napoli che a Manchester ha giocato da Napoli, senza snaturarsi. Soffrendo, certo, ed è normale dal momento che affronti una delle squadre più forti del globo, allenate da un Signor Allenatore. E le maiuscole non sono casuali.
I need to be myself / I can’t be no one else
Essere sé stessi perché non si può fare altrimenti. L’identità è marcata come quella dei suoi tifosi, che si aspettano un Napoli ancora più supersonico, ma che a differenza degli anni scorsi è più maturo e meno emotivamente altalenante. Un Napoli capace di imporre la propria identità anche all’Etihad, dove ha sofferto tremendamente per una buona mezz’ora ma poi ha iniziato ad imporsi con il proprio gioco e il proprio credo, senza mai snaturarsi e anzi costringendo Guardiola a correre ai ripari, inserendo nel finale anche un difensore per un attaccante. I can’t be no one else, non posso essere nessun altro. A noi benissimo così. I’m feeling supersonic, give me gin&tonic!
Punctured bicycle on a hillside desolate. Si possono riassumere così i primi 30 minuti del Napoli. Una ruota bucata che ha rallentato ed impedito di correre forte fin dall’inizio. The Charming Man Guardiola ha rispettato gli azzurri e per questo ha chiesto ai suoi di dare il massimo.
Alla fine, impauriti e costretti ad un possesso palla sul corner, come mai ci saremmo aspettati da Guardiola. Eppure il Napoli è riuscito anche in questo. E guai a criticare questa rivoluzione del pallone 4.0.
E adesso si fa sul serio. La stagione entra nel vivo e c’è bisogno di correre forte. La sfida di oggi con l’Inter deve essere un timbro sul campionato: chiaro e deciso. La truppa nerazzurra fin qui è stata fortunata è vero, ma ricordiamoci di quella vecchia volpe di Spalletti che imbrigliò con la sua Roma il Napoli al San Paolo. Giocheranno per non giocare, per distruggere e ripartire.
‘cause there’s a party over here / So you might as well be here
A questo party la squadra di Sarri è l’ospite più attesa, quello che fa divertire senza mai farti annoiare. Tra gli invitati poi c’è sempre quello che pur di attirare l’attenzione parla di amenità, come che il calcio bello non è vincente. Ma per carità, in questa storia, ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale.
A cura di Claudio Pomarico