Turnover: probabilmente la parola più abusata del momento. Un concetto che ha un senso molto vasto, con interpretazioni che possono essere molteplici. Non si parla solo di cambiare un calciatore con la sua riserva, non si parla solo di far “riposare” chi gioca di più. Turnover sì, ma solo se in senso lato. Sembra essere questo il modo di interpretare l’idea di turnover che ha il Napoli. Anzi, che ha Maurizio Sarri. Anche ieri l’allenatore azzurro ha scelto di far partire dall’inizio i titolarissimi, eccezion fatta per l’infortunato Albiol che ha ceduto il posto ad un Maksimovic decisamente più concentrato rispetto alle precedenti apparizioni. Molti però sottovalutano l’importanza delle sostituzioni a gara in corso, che in qualche modo lasciano capire le gerarchie nei ruoli e lasciano intravedere gli esperimenti che si affrontano negli allenamenti blindati di Castelvolturno. Ne è un esempio il 4-2-3-1 visto prima dell’infortunio di Milik.
Napoli-Feyenoord ci ha regalato una vera novità: la sostituzione di Callejon, oltre a far notizia da sola, ha fatto capire chiaramente che è lui la vera alternativa a Mertens in questo momento. Il perché è spiegato dal fatto che Sarri probabilmente inizierà sempre con il belga titolare, per sostituirlo poi a gara in corso spostando Callejon centrale e inserendo uno tra Giaccherini, Rog ed Ounas, a seconda delle necessità del match. Quindi quale momento migliore di una partita con risultato acquisito per far riposare un calciatore sempre presente? Ecco, appunto. Allora vi chiederete, perché non togliere Mertens? La risposta è nei dati. Callejon rispetto a Mertens ha giocato circa 100 minuti in più, e se non vogliamo pensare ai minuti in campo, pensiamo alla fatica e alla differenza di km percorsi da uno e dall’altro. Su una rosa di 26 elementi, il Napoli ha utilizzato tutti tranne 5 calciatori: Sepe, Rafael, Tonelli, Mario Rui ed il giovanissimo Leandrinho. Questo denota quanto il tecnico tenga tutti in considerazione, valutandone le caratteristiche di partita in partita, senza dimenticare che però alla fine, l’importante è raggiungere il risultato. Cambiare tanto per cambiare può servire solo a far tacere chi parla di un Napoli stanco, che gioca sempre con gli stessi. Non certo a vincere.
A testimoniare questo criterio di valutazione, risulta emblematica la scelta di schierare Maggio nella partita di mercoledì scorso contro la Lazio. Per chi avesse seguito le partite della Lazio quest’anno (ma anche l’ scorso anno) avrà notato che la squadra di Inzaghi in caso di pressing avversario, ha come giocata d’uscita il lancio lungo su Milinkovic–Savic che si allarga a sinistra e fa sponda su Immobile. Molti hanno parlato di Hjsaj con il raffreddore, o addirittura stanco. In realtà, dando per scontato che dopo 6 partite non si può essere stanchi, la scelta di inserire il veneto è stata chiaramente dettata dalla necessità di contrastare il serbo nel gioco aereo. Nessun raffreddore, quindi.
Nessuna rivoluzione. Impossibile cambiare sei o sette undicesimi senza stravolgere la fluidità del gioco, vera arma in più degli azzurri. Impossibile applicare le rotazioni come invece fa la Juventus, che concede sì maggior riposo ai suoi, ma soprattutto per due motivi. Il primo è che la Juventus è una squadra più vecchia, seconda solo al clan di vecchietti del Chievo, e quindi con elementi decisamente più inclini al riposo forzato (vedi i vari Buffon, Barzagli, Chiellini e Marchisio). Il secondo motivo è nel gioco. Infatti la Juve non ha un sistema di gioco trainante, ma ha uno sviluppo dello stesso che si adatta in base alle situazioni, all’avversario, alle disponibilità degli uomini di Allegri. È chiaro infatti, che in fase offensiva le partite della Juve siano risolte dai colpi dei singoli, non da una vera e propria organizzazione tattica. Quindi anche se cambia molti uomini, la differenza è minima, anche perché le qualità dei singoli si equivalgono o quasi (Douglas Costa – Bernardeschi – Cuadrado –Mandzukic).
Sarri, a differenza del collega bianconero, fa e farà affidamento su tutta la rosa quando lo riterrà opportuno, quando la partita lo richiederà. Ed è ora di smetterla con gli isterismi sul concetto “giocano sempre gli stessi”, perché non fa bene a nessuno. Prima o poi ci sarà bisogno di tutti, e verrà anche il turno di Rog, Giaccherini e soprattutto Ounas. È logico che i tifosi siano curiosi di vedere tutti i calciatori in rosa, ma le scelte non potranno essere dettate dall’emotività del momento: la differenza la faranno solo gli allenamenti e dalle garanzie tattiche che i giocatori mostreranno durante la settimana e nei minuti, pochi o tanti, che avranno a disposizione nelle gare ufficiali.
a cura di Claudio Pomarico
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