Sarri fa bene ad arrabbiarsi: la differenza reti è cruciale in Champions

Hamsik
Hamsik © Getty Images

Maurizio Sarri non ha nascosto tutta la propria rabbia per il gol incassato ieri negli ultimissimi secondi di Napoli-Feyenoord. Da un sonante 3-0 per gli azzurri, il risultato è diventato di 3-1, macchiando così l’imbattibilità casalinga nella Champions League 2017/2018 che, considerando anche il match dell’andata dei preliminari contro il Nizza, si avviava a superare le due partite. Gli olandesi però hanno saputo sfruttare il calo di concentrazione degli azzurri per togliersi la piccola soddisfazione di bucare la porta di Pepe Reina, in precedenza grande protagonista con un rigore parato e qualche altro buonissimo intervento. Quel che a Sarri non è piaciuto è stato l’atteggiamento troppo molle della sua retroguardia. Sarri si è detto per nulla soddisfatto a causa di questo episodio, e la sua delusione è ben comprensibile. In una competizione come la Champions, caratterizzata da poche partite che bisogna preparare al meglio perché giungono ad appesantire ulteriormente la consueta preparazione fisica e mentale, la differenza reti assume una importanza capitale. Il Napoli deve tenere sempre alta la concentrazione.

Napoli, regalare gol così può costarti caro

E lo stesso Napoli lo ha già sperimentato sulla sua pelle nella sfortunatissima edizione del 2013/2014, quando i partenopei uscirono dalla manifestazione nonostante avessero totalizzato 12 punti, ma pagando lo scotto di un peggior scarto tra gol fatti (10) e subiti (9). Nel girone con Borussia Dortmund, Arsenal ed Olympique Marsiglia, fu in parte fatale un autogol allo scadere di Juan Camilo Zuniga nella prima partita del Napoli, con gli azzurri che batterono il Borussia per 2-1 anziché per un ormai da tutti preventivato 2-0. I tedeschi, l’Arsenal ed il Napoli finirono tutti a pari punti a quota 12, ma il Dortmund beneficiò di un +5 di differenza reti, e l’Arsenal di un +3 contro il solo gol all’attivo per i partenopei allora allenati da Rafa Benitez.

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