Nell’ottimo Napoli di questo avvio di stagione sono due i calciatori italiani a cui Sarri difficilmente rinuncia: Insigne e Jorginho. L’esterno e il centrocampista si sono infatti messi in luce anche in questo primo scorcio di annata, ripagando al meglio la fiducia del tecnico. Prestazioni di livello che hanno già portato in Nazionale Insigne, e che sembrano non bastare al momento per Jorginho. A parlare dei due partenopei è proprio il ct dell’Italia, Giampiero Ventura, che ha detto la sua in una lunga intervista a ‘Il Mattino’: “Insigne agli Europei ha giocato poco perché il modulo non richiedeva il suo ruolo. Ora ce l’ha, al di là del fatto che i moduli sono solo dei numeri. Ma a Madrid non ha deluso meno di altri. Perché il problema al Bernabeu è stato sfacciatamente fisico, non solo qualitativo. Maglia numero dieci? Vi svelo una piccolo segreto: non sono stato io. Lorenzo è andato da Verratti e gliel’ha chiesta. E Verratti, con cui è amico dai tempi di Pescara, ha avuto qualche dubbio ma ha detto di sì. Ora se la vedranno tra di loro.”
Ventura si è poi concentrato su Jorginho: “Mi piace molto il fatto che lui ci tenga a far parte del gruppo Italia. È una cosa che apprezzo. Con Conte, Insigne non poteva giocare perché il 3-5-2 non richiedeva il suo ruolo. Mi stupisce che tutti si meraviglino, il punto è che noi giochiamo senza metodista. Lui è il migliore interprete di questo ruolo, ma se, come detto, questo ruolo nella mia Nazionale attualmente non c’è, non posso chiamarlo. Solo con Israele ho giocato col 3-5-2, e solo in quel caso c’era il suo ruolo, ma in quel momento avevo la necessità di dare continuità al gruppo.”
Infine Ventura ripensa alla sua avventura al Napoli da allenatore: “Rammarico. Sono pochi quelli che scendono dalla A alla C. A gennaio andai via e iniziò la storia del Napoli: io faccio parte della preistoria, quando ci allenavamo a Varcaturo dove dovevamo anticipare di un’ora gli allenamenti perché le mamme anti-discariche bloccavano le strade. Il rammarico è per quello che poteva essere e non è stato. Sono stato da Sarri un anno fa a Castel Volturno e mi sono emozionato: era proprio lì che io e il direttore generale Marino sognavamo di realizzare i campi di allenamento”.
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