Il presidente del Benevento Oreste Vigorito è pronto ad affrontare la sua prima sfida contro il Napoli. Domani disputerà il suo primo derby campano al San Paolo e per lui sarà un’emozione unica. Il patron sannita ha parlato al quotidiano ‘Il Roma’ toccando tanti argomenti: dalla marcia d’avvicinamento alla partita alla gestione del suo Benevento.
In merito alla sfida di domani al San Paolo, il presidente Vigorito ha dichiarato: “Non sono emozionato. Piuttosto sono curioso di capire cosa succede non solo sul piano sportivo ma anche su quello sociale e personale. A Napoli ci sono stati i fuochi d’artificio quando abbiamo conquistato la serie A e quindi suppongo che ci sia un feeling. Mi farebbe piacere constatare che non venga annullato per una partita di calcio. Certo, non dimentico di vivere in questa città. Le racconto un aneddoto che nessuno sa. Il primo regalo del diploma da parte di mio padre è stato un abbonamento di Curva B. All’epoca tifavo per Careca, Giordano, Maradona. È naturale che adesso tifo Benevento ma non nascondo che conservo nel mio cuore la prima simpatia. Mi auguro che sia una bella partita».
La Questura di Napoli ha deciso di non aprire il settore ospiti superiore ai tifosi sanniti. Il presidente ha commentato così: “Ho addebitato questa mancanza di biglietti al Napoli. Mi è dispiaciuto molto. Noi abbiamo ufficialmente richiesto un aumento della disponibilità alla società azzurra e non abbiamo avuto risposta. Mandare mille biglietti per una partita che si gioca in uno stadio di sessantamila spettatori è davvero poco. Che posso dire, mi auguro che quei mille fortunati riescano a stare al passo dei napoletani”. Baroni ha qualche problema di formazione per via dei tanti acciaccati in squadra, Vigorito spera comunque in una grande partita dei suoi: “Mi aspetto che i miei ripetano la gara con il Torino. Abbiamo giocato contro tanti campioni domenica scorsa. L’attacco granata vale da solo l’intera città di Benevento. Poi la solita ingenuità ci ha portato alla sconfitta per la seconda volta. A Napoli mi auguro di non perdere per inesperienza. Non me ne voglia nessuno, ma se blocchiamo il Napoli sarà una bella soddisfazione”. Su Giuntoli ha poi aggiunto: “Al ds azzurro avrei chiesto un centrocampista e un esterno. Purtroppo sia Allan che Insigne non sono alla portata del Benevento e allora non ho chiesto nulla. Lorenzo l’ho incontrato in serie C col Foggia quando c’era anche Sau e ci castigò. Speriamo che non segni di nuovo a noi…».
Il patron giallorosso ha commentato la grande cavalcata del suo Benevento: “Ho sempre cullato dei sogni. E sono belli quando si avverano. È successo raramente che una famiglia investa come noi e resti per undici anni in C. Facendo un attimo i conti, tenendo presente i i casi Monopoli e Sorrento, noi abbiamo conquistato una promozione ogni due anni. C’è poco da fare: il lavoro e gli investimenti devono dare dei risultati. A lungo andare qualche sforzo viene anche ricambiato. Un uomo da solo non può fare nulla. Tanti sono stati i fattori. Prima di tutto l’entusiasmo. Abbiamo fatto un finale di stagione in maniera splendida. La città, che inizialmente era pessimista, ci ha sostenuto”. Sulla promessa al fratello Ciro di conquistare la A ha detto: “Era una nostra promessa. Quando presi il Benevento era lui l’esperto di calcio. Ad un certo punto gli chiesi senza presunzione: “Ma un giorno andremo in A?”. Lui mi rispose: “In tre anni si può fare ma non ci si riesce sempre”. Oggi la nostra promozione è di rimanere in A. Altrimenti sono le promesse degli innamorati di 18 anni che girando l’angolo si fidanzano con altri”.
Parlando di come si potrebbe migliorare questo sport in Italia, il patron ha aggiunto: “Si dovrebbe ridurre lo strapotere dei procuratori e far diventare il contratto di lavoro adeguato ai rapporti di chi dà uno spettacolo e di chi lo procura. Ci sono troppe abnormità. La possibilità di veto si potrebbe fare con una norma semplice. Nel momento in cui un calciatore chiede di venire da te, appena si siede vuole aumentarsi lo stipendio. Io sono per una via di mezzo. Tanti anni fa sembrava il contratto di schiavitù ora è troppo libero. Poi mi consenta di dire che serve assolutamente la riduzione dei contributi per evitare di favorire il nero. Se io in serie C pago 100mila euro di stipendio ad un calciatore ne devo sborsare 250mila di contributi. In questo modo si fanno i famosi patti di non trasparenza. Qui non si parla di non voler pagare il calciatore ma il rapporto deve essere paritario. Se sei di fronte ad una forzatura questo mercato continuerà a lievitare e ci sarà sempre malumore. Purtroppo siamo divisi, perché l’oggetto del desiderio, cioè il calciatore, se non resta da me va da un altro. Ecco, quindi, che poi poi nella pratica, per tenerci Insigne, per esempio non badiamo a spese».
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