Dopo 12 anni dall’ultima volta, domani tornano ad affrontarsi il Napoli e il Benevento. Prima volta nella massima serie italiana: l’ultimo derby campano fra Napoli e Avellino risale infatti alla stagione 1987-88. Al San Paolo si preannuncia una grande festa, come dichiarato da mister Baroni. Sono previsti circa 1100 tifosi giallorossi. Quella fra partenopei e sanniti sarebbe stato il match del cuore anche per Carmelo Imbriani, beneventano cresciuto calcisticamente nel Napoli.
Osservava Maradona allenarsi e sognava la prima squadra. Esordì il 27 febbraio 1994 ad appena 18 anni, mandato in campo da Marcello Lippi nella partita Napoli-Cagliari (1-2). Il debutto da titolare arrivò poi il 14 maggio 1995, quando regalò ai suoi la vittoria contro il Brescia, battuto per 2-1 grazie ai gol di Imbriani e di Agostini, cui lo stesso centrocampista beneventano fornì l’assist. La sua esperienza in azzurro continuò anche nella stagione 1995-96, dove grazie alle sue prestazioni riuscì ad entrare anche nel giro della Nazionale Under 21 di Cesare Maldini, senza però mai esordirvi. A fine stagione si trasferì in C1 alla Pistoiese e l’anno successivo al Cesarano. Tornato alla base nell’estate del 1998, lasciò la squadra azzurra per approdare al Genoa a titolo definitivo. Lì Luigi Cagni lo trasformò da seconda punta ad esterno di centrocampo, ruolo mai più abbandonato. Sul finire di quella stagione passò poi in B al Cosenza dove giocò tre campionati, decidendo poi di ritornare nel suo Benevento in C1. Seguiranno due abbandoni, per indossare le maglie di Salernitana e Foggia (entrambe nella stagione 2003-2004) e Catanzaro (nella stagione 2005-2006), e due successivi ritorni. Dal 2006 torna al Benevento in C2, nel frattempo fallito, e ne diventa il capitano. Nella stagione successiva il club sannita riuscì a salire in C1 e a conquistare la finale play-off per la B. Dopo la finale di ritorno, a 33 anni, Imbriani decise di appendere le scarpette al chiodo per dedicarsi alla carriera di allenatore.
Pochi mesi dopo la sua decisione di smettere col calcio giocato, divenne allenatore degli Allievi Nazionali del Benevento. Viene promosso ad allenatore della prima squadra nel novembre 2011, ma fu costretto a lasciare il club durante il ritiro estivo per il sopraggiungere di problemi di salute. Nel 2012 racconta di avere dei linfomi causati dalla malattia di Hodgkin che avevano attaccato il suo corpo in più parti nell’estate 2012. Muore il 13 settembre del 2013. In sua memoria è stato intitolato l’antistadio del Benevento.
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