Anche ieri Marek Hamsik non è stato autore di una prova memorabile, finendo con l’essere sostituito per la quinta volta in altrettante partite ufficiali. Il capitano azzurro ha lasciato il posto dopo il quarto d’ora della ripresa di Bologna-Napoli, altra partita che gli azzurri hanno saputo aggiudicarsi soffrendo per poi imporsi alla distanza con il proprio maggiore tasso tecnico individuale e collettivo. Era già successo contro l’Atalanta di vincere in maniera ‘sporca’ e la cosa si è ripetuta ieri. Eppure quello che la stampa imputava come il più grande limite in passato al Napoli di Sarri è diventato ora un altrettanto enorme difetto: “Non si è visto il bel gioco che ha reso famosi gli azzurri, di questo passo le avversarie ne approfitteranno”, si legge sull’edizione odierna de ‘La Gazzetta dello Sport’. Che non lesina critiche a Hamsik, al pari di altri quotidiani nazionali. Ma lo slovacco si mostra comunque indispensabile per il Napoli.
Napoli, non sentire le critiche: sei cresciuto in mentalità
Vincere giocando male, ma se proprio vogliamo, il Napoli male non ha giocato né ieri né contro l’Atalanta né in qualsiasi altro match precedente, è sintomo che quella tanto desiderata svolta mentale sta finalmente avvenendo. Gli azzurri hanno sofferto specialmente all’inizio la gara del Dall’Ara per come l’aveva impostata il Bologna, ma alla fine le grandi squadre riescono ad avere la meglio proprio come ha fatto la compagine partenopea. E pur avendo un Hamsik in meno, a detta di tanti giornalisti. Ma le prestazioni dello slovacco non vanno giudicate soltanto dal fatto di non essere riuscito a tirare verso la porta avversaria se non in una sola occasione.
Tante volte è capitato di leggere per le news Napoli che, pur essendo inconsistente in fase di inserimento ed in zona gol in generale, i movimenti del capitano risultassero determinanti per preservare il gioco di squadra ed interrompere i tentativi di pressing avversario, oltre a dare la capacità ai propri compagni di rifiatare. La verità è che la presenza di Hamsik nel centrocampo del Napoli rappresenta un vuoto per la maggior parte delle volte difficilmente colmabile. E solo in alcune situazioni in cui c’è bisogno di ritmo anziché di geometrie Sarri può concedersi il lusso di fare a meno del simbolo dei partenopei.