Alla fine il torneo di braccio di ferro lo vince ancora lui, il campione in carica. Aurelio De Laurentiis, l’organizzatore e il vincitore ad oltranza, per l’ennesima volta. Pepe Reina ha ceduto: non verrà ceduto. Resta a Napoli con tanto di post su Instagram di sua moglie Yolanda a certificare l’attaccamento alla maglia e alla città. Questo non era mai stato in discussione, ça va sans dire, ma tutto il resto lo è stato, e anche parecchio. Reina voleva andar via, ormai aveva deciso. Ci è voluta una prova di enorme forza da parte del presidente per risolvere una situazione che stava diventando parecchio antipatica e che avrebbe fatto danni in ogni caso, anche se il calciomercato Napoli fosse corso ai ripari con Rulli o chi per lui.
Nell’estate degli scontri sempre più aspri fra calciatori e società, nell’estate dei certificati medici e dei rinnovi sotto ricatto, a Napoli la musica è stata ben diversa. Diversa la caratura umana di Pepe rispetto ai Kalinic, ai Neymar e ai Donnarumma, diversa la forza d’animo di un dirigente che sa il fatto suo e lo fa valere, anche a costo di farsi male. Pepe Reina voleva andar via, era determinato a far sì che Nizza-Napoli fosse la sua ultima gara a Napoli. Il motivo è facile facile e ha ben poco a che vedere col denaro. A prescindere dalle cifre, il PSG offriva un triennale, che per un uomo di 35 anni vuol dire “la tua carriera ad alti livelli continua ancora a lungo”, ed era tutto ciò che bastava. In fondo lo spagnolo vuole solo sentirsi ancora importante, voleva la garanzia che non sarà trattato come un ferro vecchio a fine stagione. Magari la avrà fra qualche mese, quando “Lui” deciderà che sarà il momento giusto per rinnovare, ma questo è un altro discorso. Nel frattempo ha dovuto cedere di fronte al NO secco del Napoli, che per un classe ’82 a scadenza non monetizzerà mai più così eppure ha alzato un muro invalicabile. I soldi in certi casi non contano. Ha prevalso la ragion di Stato, la necessità di Sarri e dello spogliatoio di avere ancora il suo leader, il suo regista occulto. Sicuramente anche questa investitura, da parte del gruppo e del pubblico (che non l’ha abbandonato neanche per un secondo) ha avuto un’incidenza enorme nella decisione di Reina, che – appunto – si è sentito importante come non mai. E ieri quel “non lo so” in zona mista al San Paolo era sincero, figlio di tutti i dubbi di un uomo che davvero non aveva ancora deciso nulla. Ma pur volendo non avrebbe potuto decidere niente di diverso. Il pallino del gioco è stato dal primo all’ultimo momento fra le mani di De Laurentiis, forte di un contratto in essere, da rispettare fino a sua decisione contraria. Ci ha perso parecchi soldi, ADL, come lo scorso anno con Koulibaly, situazione quasi fotocopia per come è maturata e come si è sviluppata. Ma non ha avuto importanza. Nell’estate dei certificati medici, nell’estate in cui hanno deciso tutto i calciatori e le società hanno solo dovuto prendere atto, ancora una volta il Pres ha mandato un messaggio forte e chiaro ai suoi tesserati e all’intero movimento pallonaro: i calciatori possono forzare la mano quanto vogliono, ma non la hanno vinta se le società hanno il polso fermo; e prima o poi il braccio va giù. Over the top. Vince Aurelio De Laurentiis.
di Antonio Papa (Facebook @ntoniopa)
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