Ieri, alla piscina Scandone di Napoli, è andata in scena una partita incredibile. Napoli è esagerata, si sa. I posti mozzafiato si affiancano alle quotidiane problematiche di una grande e complessa città. I tifosi più calorosi del mondo si mescolano a quelli più fetenti. Ed è così in tutto. Cesport-Catania, gara 2 dei play off per approdare in serie A2, la prima l’aveva vinta di misura in terra etnea la squadra napoletana. La Cesport rappresenta una realtà pallanuotistica davvero straordinaria. Una squadra giovane, con qualche innesto esperto, che raccoglie un pubblico eterogeneo, colorato e dinamico che ieri aveva riempito gli spalti dell’impianto di Fuorigrotta con striscioni, tamburi e allegria. A vedersene realtà del genere in questo periodo in cui le squadre di serie A1 vengono seguite dai soliti 20/30 tifosi!
La partita, iniziata in maniera impeccabile dalla squadra di casa che con grinta e determinazione si è portata subito in vantaggio di due lunghezze, ha visto nel terzo tempo il ritorno degli avversari. Il nervosismo per l’alta posta in gioco, e le opinabili scelte arbitrali, hanno trasformato una situazione idilliaca in una serata in cui dobbiamo ancora chiederci perché la pallanuoto non si ama.
La cronaca
A 21 secondi dalla fine dell’incontro sul punteggio di 8-7 per la formazione di casa, l’arbitro Filippini espelle un giocatore catanese che perde il senno e, dopo essere uscito dall’acqua, con una manata le fa cadere il cartellino rosso da mano. Da lì si è scatenato il putiferio, che ha costretto la giovane arbitro e il collega Paoletti a decidere di fischiare la fine dell’incontro. Le accese polemiche sono continuate ben oltre i comportamenti consoni da assumere sia nei confronti di un arbitro, sia nei confronti di una giovane donna terrorizzata, e sono state placate solo dall’intervento di figure di spicco della categoria arbitrale, presenti all’incontro unicamente per il piacere di vedere uno spettacolo, e dalle forze dell’ordine, accorse immediatamente.
Tutto questo ha fatto sì che la festa della Cesport scivolasse in secondo piano perché si viveva davvero una situazione surreale, dove il cuore dei tifosi che palpitava a mille e che aspettava di esplodere, si è dovuto piegare all’arroganza di un atleta che di sportivo ed etico ha davvero poco. Di sicuro, a mente fredda, bisogna chiedersi perché in una partita così importante e delicata abbiano scelto di affiancare a un arbitro così esperto come Paoletti, la giovane e ancora inesperta Filippini. Non si tratta di giudicare l’operato della prestazione ma di sicuro nelle designazioni arbitrali l’esperienza poteva e doveva essere un fattore fondamentale su cui puntare. E non perché una persona giovane non sia capace di essere all’altezza di un impegno importante, ma perché affidando l’incontro a una coppia di arbitri esperti, probabilmente questi presunti atleti, non si sarebbero mai permessi di comportarsi in questo modo.
E così ancora una volta ad aver perso è stata la pallanuoto.