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PAPALE PAPALE – Napoli, 13 anni da Sheldon Cooper: per il Nobel manca solo l’empatia

Papale Papale 

 

Facciamo subito coming out per evitare l’etichetta di ottusangolaggine, una delle peggiori malattie che affligge l’Italia e (nel bene e nel male, come sempre) soprattutto Napoli. E neppure vaccinabile, per la gioia dei suddetti ottusangoli. Dicevo, il coming out: Aurelio De Laurentiis ha messo su una creatura meravigliosa, un ragazzino di 13 anni che ha bruciato le tappe e si è iscritto all’università dopo due anni di scuole elementari, uno di scuole medie e giusto un paio di scuola superiore, fra le angherie di compagni-bulli più forti e potenti e le premure di una mamma-tifosa un po’ ottusangola pure lei. Tipo Sheldon Cooper, per gli amanti del genere. Certo, per prendere la laurea ci sta mettendo un po’ di più, per il Nobel forse ci metterà una vita. Provateci voi, a 13 anni, voi che in qualche caso a 21-22 avevate appena strappato un diploma con l’applauso del bidello. Ma non entriamo in polemica, va’. Il punto è un altro.

Il bilancio di tredici anni firmato Aurelio De Laurentiis

L’abbiamo già detto di ADL e della meravigliosa creatura, vero? A posto. Quindi questo ragazzino di 13 anni a scuola va una favola, e vado fuor di metafora così mi capiscono pure gli ottusangoli. I palloni di Paestum infilateli pure lì dove non batte il sole (in magazzino, naturalmente) e parliamo di cose serie. Tredici anni, due promozioni nei primi tre anni, poi un piazzamento Intertoto che da neopromossa non è male, poi un anno buio e subito dopo otto anni europei, nove con il prossimo. E il calcio spumeggiante di Sarri che bisogna essere ottusangoli a 360° per non apprezzare. Queste le news Napoli degli ultimi 13 anni davvero importanti. Tutto ciò, al netto di calciatori, allenatori e dirigenti (che comunque ha assunto lui) porta la firma in calce di Aurelio De Laurentiis, vi piaccia o no.

E quindi? Dove casca l’asino? Giuro, non era un titolo canaglia, giuro che è davvero un pezzo ‘contro’ il Napoli e il suo presidente. E andiamo dritti al punto: la comunicazione. Ho la fortuna di avere un po’ di amici con cui litigo spesso sulla questione DeLa senza che siano necessariamente ottusangoli (forse giusto un po’, guagliù, mi perdonerete) e tutti mi contestano in primis lo stesso concetto: le promesse non mantenute del presidente. A loro non importa che il Napoli stia asfaltando le tappe e agguantando risultati che, nel 2004, i più ottimisti non avrebbero previsto prima del 2024. No, non gliene frega nulla. Noi-voiamo-vinscere-vinscere-vinscere, e vogliamo farlo subito. E sapete perché? Perché il Pres qualche anno fa aveva vagheggiato di scudetti e Champions League a stretto giro, e quindi loro adesso se lo aspettano, perché se la sono segnata su un taccuino che annota tutte le sue interviste e i vari spunti che regala. Il settore giovanile, la famosa ‘Scugnizzeria‘, sta raggiungendo risultati davvero incoraggianti dai millennials in giù, sebbene la Primavera continui ad arrancare e sebbene siamo convinti che da qui a un paio d’anni sarà anch’essa una bella eccellenza. Ma il tifoso, per ora, lo vede come un fallimento. E sapete perché? Perché 6 anni fa De Laurentiis aveva lanciato questo progetto Scugnizzeria in pompa magna, parlando di cantera del Barcellona e tante altre cose che per il momento quei tifosi (più sensibili al “faremo” che al “come” e al “quando”) non vedono, e poi ovviamente chiedono. E vaglielo a spiegare che per crescere dei bambini in casa e farli uomini ci vogliono anni, se non decenni. Noi-voiamo-vinscere-vinscere-vinscere, e vogliamo farlo subito. Pure con la Primavera.

Da Castelvolturno a Bagnoli, l’ultima uscita di De Laurentiis

E ancora. Siamo nel 2017 e questo pre-adolescente Sheldon sta giocando ancora nel vecchio stadio, fatiscente e inadeguato. Sono anni che quei tifosi aspettano un restyling o un impianto ex novo, e non importa a nessuno che per accumulare, pianificare, edificare e aprire al pubblico ci vogliono tipo una trentina d’anni. Specialmente la fase “accumulare”. Mica sta alzando un palazzo: ci vogliono le centinaia di milioni, altro che tesoretto Higuain. E sapete perché ‘sto stadio quei tifosi lo vogliono subito? Perché da anni il Pres parla di stadi-teatro, di progetti avveniristici e di sensazionalismi edili, buon’ultima l’uscita ADL di stamattina sull’area di Bagnoli. Da Castel Volturno a Bagnoli passando per Caserta e l’hinterland napoletano, De Laurentiis ha raccontato di progetti fantastici che poi per un motivo o per un altro non sono mai andati in porto. E nessuno dice sia colpa sua eh, sia chiaro. Il punto è che – come detto – il tifoso ci crede, se la appunta sul suo taccuino speciale e se la lega al dito se poi non mette la spunta. Agli occhi dei tifosi queste qui suonano come promesse, e si sa cosa succede a chi non mantiene le promesse.

Insomma, per chiudere, il problema non è quasi mai cosa si dice, ma quando e in quali termini. Spesso e volentieri le uscite mediatiche presidenziali hanno creato più di qualche grattacapo sia al Napoli squadra che al Napoli società, perché hanno creato pressioni inutili (vedi il Napoli post-Madrid, checché se ne dica) o hanno creato aspettative enormi e fuorvianti (stadio, scugnizzeria, titoli). Fra il dire e il fare c’è di mezzo “e il”, come dicevano gli Elii, o più prosaicamente c’è di mezzo il mare. Un mare di denaro, di incombenze e soprattutto un mare di tempo. Io lo so, qualcun altro lo sa, ma c’è una fetta sempre più grande di tifosi che non lo sa, non lo vuole sapere e vuole tutto e subito. O almeno tutto ciò che viene detto. Perciò, se è il caso di fare, forse è meglio fare prima. E poi, solo poi, dire cosa si sta facendo e come sarà. E’ un Napoli così bello che c’è davvero poco da eccepire, se non per gli ottusangoli di cui sopra, e perciò bisogna toglier loro anche gli ultimi appigli sullo specchio. Rispetto al famoso detto bastano anche solo meno parole, ché i fatti sono già abbastanza. Evitare di uscire dal seminato e ascoltare i consigli delle persone che ti vogliono bene: saper comunicare è uno degli ultimi step, se non l’ultimo, per crescere ancora, maturare e puntare a quel famoso Nobel. Il coronamento di un percorso esemplare. Proprio come Sheldon Cooper.

di Antonio Papa (Facebook @ntoniopa)

 

Antonio Papa

Giornalista pubblicista dal 2010, "fratello maggiore" di tanti redattori del network, autore di trasmissioni televisive. In TvPlay sono, insieme a Claudio Mancini, il conduttore di FantaTvPlay, di "Chi Ha Fatto Palo" e di altri format creati da noi. Sono una persona che ha fatto della scrittura la sua ragione di vita, coronando un sogno che avevo fin da bambino. Il mio motto è “lavorare seriamente senza mai prendersi sul serio”. Cerco di trasmettere la mia passione e il mio entusiasmo alle persone che lavorano con me: quando ci riesco… ci divertiamo!

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