Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha partecipato nella giornata di ieri ad un incontro con l’Associazione Stampa Estera in Italia, dove ha parlato dell’espansione del brand azzurro nel mondo ed ha toccato diversi temi riguardanti la società partenopea: dalla costruzione del nuovo stadio lontano da Fuorigrotta al futuro di Sarri sulla panchina del Napoli, facendo poi un excursus del suo rapporto con la città ed i tifosi. L’edizione odierna de “Il Mattino”, riporta le parole di De Laurentiis nel corso dell’incontro.
Il presidente azzurro si è espresso sul nuovo stadio: “Sto aspettando che si dia corso, sperando che non ci vogliano tempi lunghi, alla bonifica di Bagnoli per poter fare lì la casa del Napoli con dodici campi di calcio, un albergo e all’interno lo stadio nuovo, il tutto delimitato da un bel muraglione alto dodici metri. Se lo stadio sarà da 50mila, 40mila o 30mila posti lo vedremo a seconda di quando potrà essere pronto e di come la virtualizzazione non avrà minato la frequentabilità dello stadio”.
“Per lui mi piacerebbe un decennale, Sarri lo vedrei bene all’interno di un progetto di crescita del club. Ha un contratto di quattro anni, in cui per levargli qualunque tipo di tentazione ho messo, non dal prossimo anno, ma dall’anno successivo ancora, una clausola rescissoria di 8 milioni di euro. Se la Roma volesse prenderlo e volesse pagare 8 milioni, la palla passerebbe al signor Sarri, che dovrebbe dire: “No, ho professato amore al Napoli. Sono nato a Napoli, mi sento napoletano e non sento l’odore denaro”. Per me Sarri dovrebbe rimanere. In città c’erano i manifesti contro di me, tanto che Sarri mi disse“Lei si deve abituare, io le prime sei-sette partite le perdo”. Io risposi: “Senti, tu devi abituarti alla città di Napoli, dopo tre partite diventa un problema, quindi bisogna che ti organizzi per far giocare la squadra in modo spettacolare e vincente”. E dalla quarta fu così. Adesso siamo passati all’esaltazione di Sarri: “Non si tocca, è il nostro eroe””.
Sul suo percorso fatto da quando ha preso in mano il Napoli ha dichiarato: “La mia non è stata una rifondazione, ma la creazione di un qualcosa di nuovo. Se consideriamo che in tredici anni il club ha dovuto militare due anni in serie C, un anno in serie B, e da otto anni è l’unica squadra in Italia che consecutivamente, rispettando il fairplay finanziario, gioca in Europa, credo che sia stato intrapreso un percorso di successo. Abbiamo dimostrato che in una città come Napoli, volendo si può lavorare con successo. Mutuando tutto questo all’Italia, si può dire c’è ancora la speranza di fare delle nuove attività con grande successo, senza dover pensare di emigrare”.
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