Era il tre maggio 2014. Era di sabato e il Napoli di Benitez e Marek Hamsik conquistò la Coppa Italia. Di quella sera ricordiamo a stento l’avversaria, la Fiorentina, ricordiamo a stento la gioia per la seconda Coppa di Lega in tre anni. Per i napoletani ormai il tre maggio porta il marchio indelebile di Ciro Esposito, del volto sorridente di un ragazzo di trent’anni rimasto ferito e poi morto per il motivo più futile del mondo.
Sono passati tre anni esatti da quel giorno terribile e la macchina della giustizia sta ricomponendo con fatica gli eventi di quella tragica sera. Ventisei anni di reclusione a Daniele De Santis, reo confesso della sparatoria che causò la morte di Ciro, sentenza in attesa del processo di appello. Intanto fra le notizie Napoli in merito al ricordo della giovane vittima si moltiplicano le iniziative di solidarietà e di valorizzazione del territorio in cui Ciro è nato e cresciuto. Proprio oggi, a tre anni esatti di distanza dalla sparatoria, ci sarà l’inaugurazione della sede dell’Associazione Onlus ‘Ciro Vive’ in viale della Resistenza, a Scampia. “Non ci sembra vero, per la verità. In questa sede abbiamo un po’ proiettato le nostre speranze e i nostri sogni in questi anni difficili che abbiamo vissuto – così parla Antonella Leardi, mamma di Ciro Esposito e co-fondatrice insieme al marito Giovanni dell’Associazione ‘Ciro Vive’ – un proverbio cinese afferma che ‘a chi sa attendere, il tempo apre ogni porta’. E’ un po’ la sintesi di ciò che ci è successo. Quello che abbiamo vissuto. Si sono dovute aprire molte porte, ma da quando viviamo questo dramma abbiamo capito che anche un grande dolore si può trasformare in una grande occasione d’amore. Ed eccoci qui, pronti a spandere ancora speranza per la nostra città, per il nostro sport e per la nostra amata Scampia. In memoria del nostro amato Ciro”. E’ il coronamento del lavoro della splendida Antonella Leardi, la madre coraggio che in questi anni non ha perso occasione per trasmettere messaggi di pace e distensione fra i tifosi di Napoli e Roma. Una presenza forte così come quella di suo figlio Ciro, una figura che anche grazie alla Leardi resta un monito importante per chiunque veda il tifo come qualcosa di più di una semplice partita: di calcio si può vivere ma, di certo, non si può e non si deve morire.
di Antonio Papa (Facebook @ntoniopa)
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