Confessione a cuore aperto per l’ex attaccante del Napoli, Fabio Quagliarella che al microfono di Giulio Golia per le Iene ha confessato tutta la sua storia rivelando ulteriori particolari ed evidenziando una situazione personale davvero controversa: “Sono passato per l’infame della situazione e quando succede davanti alla propria gente fa male. Ogni volta che dovevo tornare a Napoli mi nascondevo, mi camuffavo, per evitare che qualcuno dicesse qualcosa, perché poi fa male. Alcuni amici mi chiedevano di uscire, andare in un locale, ma ho sempre rifiutato. Non tutta la gente è così, non voglio che passi una brutta immagine della mia terra. I napoletani hanno un gran cuore, se fossero tutti come noi… Però faceva male, potevi sempre beccare qualcuno che diceva la parolina. Io ho sempre evitato il litigio, non me lo meritavo. Lo stalker mi ha tormentato per cinque anni, ho sofferto tanto e aspettavo il momento per parlare. Non so cosa gli sia passato per la testa, lo reputavo una persona di fiducia, era un poliziotto. Iniziarono ad arrivare lettere anonime con foto di ragazzine nude, accuse dunque di pedofilia, di camorra, di spaccio, di calcioscommesse. Anche a mio padre arrivavano messaggi. Ogni piccolezza diventava un pericolo, era come sentirsi osservato e minacciato. C’era tanta tensione in casa, comandava lui il giochino, lo stalker”.
Capitan Fabio
Quagliarella prosegue lo struggente racconto evidenziando anche il suo più grande desiderio: ” Inviò delle accuse anche al mio migliore amico, poi le lettere che inviava a casa le inviava anche alla società. Prima della trasferta in Svezia mi chiamarono per dirmi che mi avevo venduto alla Juventus, non capivo niente. Mi hanno accusato di essere andato via per soldi, lì ho capito che il popolo napoletano mi amava. Mi immaginavo capitano del Napoli, di vincere qualcosa con la maglia azzurra. A quest’ora sarei ancora lì, al San Paolo, a giocare e segnare. Un gol lì vale tanto, i miei undici valgono come cento. Ho provato a far sentire il mio amore con piccoli gesti, come non esultare. Fu mio padre a scoprire tutto”.