KICKOFF – Caro Fabio, c’è ancora tempo

Quagliarella © Getty Images

 

Quello che è successo a Fabio Quagliarella è sulle bocche di tutti. Una vicenda surreale, che trova il suo culmine nell’intervista del napoletano andata ieri durante una delle puntate de “Le Iene”.
L’anno al Napoli, lo stalking, la voglia di rimanere e l’impossibilità di restare a casa, con quella maglia azzurra che aveva rincorso per anni, nelle squadre di mezza Italia.
Le storie di Fabio e del Napoli si sono divise troppo in fretta e per una storia brutta che lascia in bocca l’amaro.
Quei giorni concitati ce li ricordiamo tutti, quella stagione ancora di più: i gol furono 11 (“Ma a me sembrarono 100”, ha detto Quagliarella), ci furono momenti difficili dal punto di vista sportivo, ma ad ogni sua rete il San Paolo acclamava il bomber venuto da fuori per riportare in alto la ‘sua’ squadra.
Lo chiamavano Masaniello.

Poi la rottura improvvisa: dalla Svezia una incredibile notizia, Quagliarella è ceduto, al suo posto c’è già Cavani in campo. Un colpo inaspettato, perché il figliol prodigo dovrebbe nuovamente lasciare casa sua?
La destinazione, poi, fece ammattire i napoletani: Quagliarella sarebbe andato alla Juve dove, con alterne fortune, si è comunque costruito la sua storia.
L’avversione per lui e quella scelta furono il primo tradimento che il Napoli moderno ha dovuto subire, prima ancora delle cessioni di Lavezzi, di Cavani, di Higuain.
Oggi la sua storia torna alla ribalta, così come alla ribalta tornano gli errori di un pubblico che di lui non ci ha capito nulla.
Caro Fabio, a che servirebbero le scuse? Nessuno, al di là del punto di vista sportivo, potrebbe essere bravo a restituirti quegli anni.
Ma ora che la verità è a venuta a galla, si può ancora fare qualcosa.
Le storie sportive di Quagliarella e del Napoli si sono divise e probabilmente non si ritroveranno: forse è anche giusto così, tanti anni più tardi e con obiettivi diversi.
Ma non bisogna per forza riacquistarlo per ridare allo stabiese quella stima e quel valore che si era meritato nella stagione del San Paolo.
A fine maggio, Sampdoria-Napoli chiuderà la stagione: c’è ancora tempo per ridare al numero 27 quel rispetto che merita. Perché l’unica maglia che ha baciato e che ancora bacerebbe e solo quella azzurra.
E di giocatori così non ce ne sono poi tanti.

 

 

a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

 

Gestione cookie