Quando è uscito dal campo, al minuto 67, il Napoli ci ha creduto. Anche se per un solo attimo. Ha creduto di poter andare a riprenderla quella partita storta, stregata, che già li vedeva sotto di un gol.
Perché Franck Kessié fino a quel momento era stato perfetto e quindi, se lui non c’è, magari potevi riaprirla.
Ma non è stato così, perché anche con l’inferiorità numerica, l’Atalanta non si è disunita un attimo, pur perdendo la centralità del suo uomo migliore.
Kessié sembrava essere trino e Celi ha potuto espellerlo solo una volta. Non è bastata l’espulsione nemmeno per togliergli la palma di migliore in campo, ma ci ha pensato Caldara a strappargliela giusto perché la doppietta di un difensore che vale la vittoria al San Paolo può darti qualche punto.
PADRONE DEL CENTROCAMPO
Classe 1996, Kessié è stato dominatore nelle lande desolate degli azzurri. Nel centrocampo atalantino sembra un veterano, ma non ha neppure 21 anni. Contro Diawara, Zielinski ed Hamsik non ha avuto paura, nessun tentennamento, andandosi a prendere qualsiasi pallone e giocandolo con la facilità dei più grandi, tanto che tutte le attenzioni di solito rivolte dal San Paolo ai propri beniamini si sono spostate su di lui.
L’Atalanta ha in mano un tesoro con un futuro radioso, che non è fatto solo di fisico e gamba, anche se la sua falcata ricorda quella dei migliori velocisti; il ragazzo della Costa D’Avorio ha anche la qualità giusta per far girare il resto dei compagni.
E la sua espulsione (ingenua, perché due gialli a poca distanza sono un aspetto su cui lavorare) non ha destabilizzato i compagni, capaci di andarsi a prendere il raddoppio tre minuti più tardi.
Se serviva una lavata di capo agli azzurri è arrivata già. Ma davanti al talento di un ragazzo così non resta che applaudire ed apprezzare.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: gennarojenius9)