Un anno fa, persino meno, un epilogo del genere non l’avremmo immaginato neanche se ci avessero costretto.
Perché se l’ultima favola del calcio è stata scritta tra cinesi arrembanti, emiri spendenti ed indiani divertenti, il merito è stato tutto di un vecchio volpone tricolore: Claudio Ranieri.
Quello che il ‘suo’ Leicester ha saputo fare nella Premier di un ano fa, conquistandola partendo dal nulla, è un qualcosa che negli annali rimarrà per sempre; negli annali, invece, non ci andrà quanto accaduto ieri, con il suo esonero a seguito di una partita di Champions League persa, seppur in maniera dignitosa, per 2-1 sul campo del sorprendente Siviglia.
È vero, la stagione delle ‘foxes’ non è al passo di quella dello scorso anno, ma nessuno se l’aspettava, eppure tutto l’affetto e la riconoscenza che la società mostrava un anno fa è scomparso di colpo.
Quanto basta, dunque, per scordare ciò che si è fatto? Quanto basta per distruggere un buon progetto? Poco, soprattutto nel calcio dei soldi che ti passano sotto al naso e della memoria corta.
Eppure in Inghilterra le critiche a Ranieri non erano nemmeno così forti, convinti tutti che quanto fatto un anno fa fosse un miracolo da tenere bene a mente, cullare nella memoria.
Alle critiche e alle decisioni societarie, però, un allenatore deve sottostare: lo sa bene anche Maurizio Sarri da quest’altra parte della Manica, nonostante una stagione diametralmente opposta.
Per lui i problemi sono interni, così come le voci di un probabile addio che spaventano i tifosi in vista della prossima annata.
Quanto basta a scordare ciò che si è fatto e a rovinare tutto? Pochissimo, direbbe anche Maurizio. Ma almeno lui ha tutta una stagione davanti da chiudere in bellezza.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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