Quando Fabio Quagliarella lasciò Napoli, nessuno (ma proprio nessuno) dei tifosi del Napoli si sarebbe aspettato quello che sarebbe successo in seguito.
Dopo anni di difficoltà, la risalita spedita e convinta verso i più alti livelli nazionali, la rincorsa per un posto al sole e finalmente l’arrivo di un beniamino: Fabio. Un precursore di quello che poi sarà Insigne anni più tardi, un funambolo napoletano che indossa la maglia della sua città e che farebbe di tutto pur di farla risplendere ancora.
Ma l’amore durò un anno, una sola stagione di alti e bassi. Quagliarella non fece male, segnò gol pesanti, si prese spesso l’amore del suo pubblico. Ma a fine anno, nell’estate del 2010, lasciò improvvisamente, quasi come un ladro o un fuggitivo.
Tutta Napoli restò a bocca aperta, incredula per quanto avvenuto; la squadra era tornata ancora una volta in Europa, c’era una competizione da onorare, e l’uomo rappresentativo stava lasciando la nave in corsa e senza un motivo valido.
L’aggravante fu la squadra di destinazione: la Juventus. Un precedente del caso Higuain che fece ancora più male ai tifosi azzurri, smarriti e senza certezze.
Il caso, però, aveva in serbo per il Napoli ancora sorprese: dalla sua cessione arrivò Cavani, con tutto quello che ne è stato. Napoli non ha forse mai perdonato Quagliarella, ma l’ha scordato troppo in fretta.
E quando, sette anni più tardi, si scopre finalmente il perché di quella cessione, ripensare a quell’estate del 2010 fa male a tutti, Fabio compreso.
Scusaci, allora, scusa la Napoli che non ha compreso e quella che non poteva comprendere. Troppo concentrati a vedere rotolare la palla e senza guardare oltre il proprio naso.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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