Alla fine il Chievo ci ha creduto, ma solo perché gliel’ha concesso il Napoli. Perché dopo un’ora di gioco convinta e gagliarda, gli azzurri si erano improvvisamente spenti, lasciando ai padroni di casa ampio margine per rientrare in gara.
Ma il tempo è stato poco, così come poco è stato l’impegno del Napoli a non cadere nella trappola gialloblu: segnare un gol per rimettere tutto in discussione.
Menomale, per Sarri e i ragazzi, che il Napoli fin lì aveva concesso poco o niente; in un’ora il Chievo si era visto davanti a Reina per una sola volta e, nonostante il cambio di marcia nella ripresa, gli azzurri avevano saputo mettere dentro anche il terzo gol, che alla fine farà poi la differenza.
Tre gol nel giorno in cui Massimo Troisi, uno che del Napoli e di Napoli era fortemente tifoso, avrebbe compiuto gli anni.
Un remake convinto di “Ricomincio da tre” che ora alla regia non vede più l’attore napoletano andato in Toscana, ma un toscano che ha fatto il viaggio inverso e prova a portare più in alto possibile quel Napoli che Troisi amava tanto.
LA RISPOSTA AL KO DI MADRID
Il 3-1 di Verona, però, è un risultato che viene da lontano. Sarri supera la coltre di critiche ormai alle sue spalle dopo Madrid e mette in campo una formazione nuova per metà; dentro Jorginho, Maksimovic, Allan e Pavoletti rispetto a Madrid, dentro anche l’energia di quelli che a Madrid avevano dato poco.
E se Hamsik ha un’altra gamba si vede subito, così vale per Callejon; ma a sbloccarla è ancora una volta lui, Lorenzo Insigne, l’uomo della provvidenza che cambia le carte in gioco del Napoli da solo ultimamente.
Altro gol bellissimo, altra realizzazione da ricordare, un tiro a giro che lascia di stucco Sorrentino e chi guarda allo stadio o da casa. Reina, dall’altra parte del campo, però, festeggia come fosse stato sicuro che quel tiro sarebbe finito lì.
Il Napoli è stato bravo a sbloccarla dopo mezz’ora e allora sa affondare il colpo: il raddoppio nasce ancora da un’invenzione di Insigne, Allan riesce a toccarla prima della difesa avversaria e Hamsik fa il Pavoletti. L’ex Genoa resta in campo per 70 minuti e fa intravedere qualche miglioramento, non abbastanza da meritarsi la sufficienza.
MILIK E IL LAVORO DI SARRI
Per la fine della sua gara, però, ci vuole ancora molto, perché Milik entra in campo poco prima del gol di Meggiorini che riapre il match.
Il polacco, cambio non annunciato, si mette subito al servizio della squadra e fa vedere cose già interessanti al rientro ufficiale in campionato dopo l’infortunio.
Ma il Napoli è in balia dell’avversario e quel gol sfiorato, a pochi centimetri dalla porta, è per l’ex Ajax un doppio rammarico.
Bravo era stato Zielinski a segnare il tris; Sarri lo aveva lanciato al posto dell’infortunato Allan, preferendolo ancora una volta a Rog, così come lancia sul ring Giaccherini nel finale facendo riposare Insigne e non rischiando neanche Mertens.
La sofferenza finale è da evitare, perché anche da quelle piccole cose si intuisce quanto il Napoli possa avere difficoltà nel corso di un torneo lungo e logorante come la Serie A. Perché non addormentare il match come farebbe una squadra da titolo?
Forse perché il gap da recuperare ancora c’è con chi occupa il primo posto della classifica e i modi per colmarlo sono due: col mercato oculato o con il lavoro quotidiano.
Sarri ripartirà dal secondo punto, consapevole che una settimana a disposizione possa essere un toccasana in questo momento.
Si riparte sabato contro l’Atalanta al San Paolo; per preparare il match, basterebbe mostrare ai ragazzi il filmato dell’andata…
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)