Non tutto il male vien per nuocere. Iniziamo così, con uno di quei detti vecchi come Matusalemme, per definire una tendenza invece nuova, che quest’anno è esplosa con una scia di imbarazzo niente male. Tre squadre spacciate che toccano il muro e fanno salvi tutti, come a nascondino. Increscioso, senza dubbio, di certo un punto di partenza per iniziare a ragionare sulla competitività di un torneo con una sorellona, 5-6 sorelle, una manciata di sorellastre e un gruppo di squadre improponibili che fanno solo da sparring partner. E per favore, non tiriamo fuori la cd. “impresa” del Palermo col Napoli, che se no litighiamo sul serio. Quel puntazzo scrauso strappato a mo’ di exploit – con tanto di incensate ‘ndo cojo cojo di tanti sedicenti esperti pallonari – in realtà non è un’impresa, neanche per sogno. Stai lottando con tutte le tue forze per una salvezza che probabilmente non raggiungerai, ti serve andare all-in e puntare alla vittoria, magari brillante, e allora sì che poi hanno senso pure le barricate. Se metti undici uomini dietro la palla per difendere un punto che non servirà né a te né a chi lo stai strappando, stai solo cercando disperatamente attenzioni mediatiche, il purché-se-ne-parli come stella cometa. No, la vera impresa semmai l’hanno fatta Sampdoria e Udinese, e l’hanno fatta proprio grazie al fatto increscioso di cui sopra. Vi spiego.
IL ‘CASO’ SAMPDORIA: CONTRO LA JUVE NESSUNO SCANDALO
Inutile che ve lo ricordi io, quel Juve-Sampdoria dello scorso ottobre. Era un’infrasettimanale e la Samp perse 4-1 anche perché Giampaolo decise di riempire la squadra di riserve, regalando di fatto la partita senza neppure lottare. E la benzina sul fuoco ce la mise lo stesso Giampaolo, che ammise candidamente ciò che sembrava chiaro come il sole: la Juve è troppo forte, allo Stadium perdo comunque e allora tanto vale far rifiatare i miei big e giocarmela coi ragazzini. Scandalo inevitabile, tutti a gridare al complotto, ma in realtà alla base vi era una semplice, elementare riflessione di un tipo pragmatico come il tecnico doriano. Perdere 1-0 o perdere 6-0 sono sempre zero punti, quindi tanto vale conservare le forze per partite dove di punti posso prenderne tre. Antisportivo? Probabilmente sì. Ma andate a parlare di amore per lo sport a uno che a ottobre sta cercando ancora la quadra e teme terribilmente di perdere il posto o di invischiarsi nella lotta-salvezza. La conferma all’antipasto visto al San Paolo è arrivata domenica: la Samp è ampiamente salva, arriva la Roma e Giampaolo se la gioca a viso aperto, senza preoccuparsi del risultato e con tutti gli uomini migliori in campo. Com’è finita lo sapete tutti, il perché è facile da immaginare. Due strade: o la Samp è la squadra B della Juve e quindi sta facendo il possibile per favorire i bianconeri, oppure adesso i tre punti contro la Roma valgono come quelli contro il Crotone e allora tanto vale giocarsele tutte come si deve e provare il colpaccio. Che ne dite, fila il discorso?
COME SAMP E UDINESE: NON AVERE OBIETTIVI TI DA’ UN ALTRO OBIETTIVO (E RIAPRE IL CAMPIONATO)
La deduzione di questo ragionamento è ancor più semplice della premessa. Inizia il Chievo contro la Lazio, pur con tanto catenaccio, poi l’Udinese batte il Milan, la Sampdoria asfalta la Roma e il Genoa ferma la Fiorentina con un 3-3 pirotecnico anche più di quello del Napoli al Franchi. Una serie di ‘macchie’ che si spiegano solo con una ritrovata leggerezza psicofisica delle ‘medio-basse’. E così, squadre solitamente preoccupate di non prenderle adesso sono pronte a prenderle e pure a darle, perché non c’è più nulla in palio se non la gloria di un’impresa estemporanea. Si gioca finalmente a viso aperto, il calcio all’italiana catenaccio-e-semmai-ripartenza lo fa solo il Palermo che vuole uscire sui giornali e farsi elogiare nei salotti post-partita. Iniziamo a divertirci un po’, e magari giocando così nessuna partita è scontata, il passo falso può farlo chiunque e si gioca senza timore reverenziale (capito, Sassuolo?). Chiariamoci, avere in serie A tre squadre che a metà campionato hanno fatto dieci punti è indecente, mina la credibilità sportiva del campionato e rende auspicabile almeno un ritorno alle 18 squadre: su questo non ci piove. Ma magari nella pagina più buia della lotta salvezza ritroviamo qualcosa di inaspettato, e restiamo incollati alle poltroncine fino a giugno. Meglio due feriti che un morto, diceva Buffon, e invece non c’è motto più odioso. Almeno per la corsa europea, quella sì avvincente, il miglior regalo di un campionato senza più obiettivi è un finale senza calcoli, senza pareggini di comodo, senza punticini strappati in trincea. Speriamo sia così, e non solo un fuoco di paglia.
di Antonio Papa (Facebook: @ntoniopa)