A ripensarci oggi, quel giorno di ottobre non fa più tanto paura. E quel Polonia-Danimarca non porta più ricordi angoscianti. Dall’8 ottobre scorso, sono passati esattamente 96 giorni, una enormità, una infinità lontano dal campo per chi, come Arkadiusz Milik, i campi di calcio ha cominciato a calcarli da quando la memoria glielo consente.
Oggi, però, 96 giorni dopo, quel tunnel in cui è entrato senza nemmeno volerlo potrebbe finire e portare a nuova luce; l’appuntamento è già fissato, alle 12 a Villa Stuart, la clinica in cui dopo il crack al ginocchio se l’è fatto ricostruire, il punto da cui tutto è partito. Anzi, è ripartito.
LA SORPRESA E IL BRUTTO INFORTUNIO
Quella di Milik a Napoli, in neanche due mesi, era già stata un’avventura da incorniciare. Quasi nessuno, in città, avrebbe scommesso su di lui, eppure nelle prime 9 uscite stagionali l’ariete polacco aveva messo insieme 7 reti tra campionato e Champions League, lasciando tutti a bocca aperta.
Delle sue doti calcistiche nessun senziente avrebbe dubitato, ma anche quelli che lo avevano visto all’Ajax, apprezzandone l’acquisto, erano rimasti sbalorditi dalla sua capacità di calarsi immediatamente e perfettamente in una realtà che aveva appena perso Higuain come si perde una donna che hai amato tanto e tanto a lungo; incapaci di pensare poi subito ad un’altra.
Eppure, senza troppe parole (ancora non ha imparato l’italiano, Milik) il polacco si è messo tutto alle spalle, ombra di Higuain compresa; non ha mai fatto sentire la mancanza, è subito stato decisivo e, soprattutto, ci ha messo poco a farsi ben volere da una piazza che aveva bisogno di un ragazzo semplice, in rampa di lancio e pronto ad innamorarsi di Napoli come ha fatto lui.
UN OBIETTIVO CHIAMATO REAL
Il calvario non è stato semplice, ma la forza di volontà di Arkadiusz, un armadio capace di gol sopraffini già anche a Napoli, ha favorito la sua ripresa.
Gli avevano predetto 5 o 6 mesi lontano dai campi di gioco, ma un mese e mezzo dopo l’operazione Milik era già ricomparso a Castel Volturno, voglioso di rimettersi in moto quanto prima.
Il lavoro individuale, quello in piscina per la riabilitazione, poi nelle segrete di Castel Volturno dove, con tutto lo staff medico azzurro, ha dovuto sudare tanto. Ha stupito tutti quando, tra novembre e dicembre, è riapparso sui campi di allenamento azzurro per tornare ad avere contatti col pallone e lavorare guardando il resto dei compagni.
Per tornare così in fretta dopo un infortunio così grave, però, non devi soltanto avere grandi qualità fisiche ed umane, ma soprattutto devi condividere lo sguardo sul futuro con dentro il fuoco sacro ad alimentarti.
Per Milik, un 22enne che pare già veterano, la motivazione giusta per fare ancora meglio ha avuto un nome e cognome: Real Madrid.
Al momento del sorteggio per gli ottavi, beccare il club merengue agli ottavi è stata forse l’ultima spinta che gli serviva per alzare l’asticella; ha cerchiato in rosso sul calendario la data del 15 febbraio e del 7 marzo. “Io ci sarò”.
Ha lavorato tanto nell’ultimo mese, non fermandosi nelle feste natalizie. Il ginocchio ha risposto bene ed ora si aspetta solo l’ultimo nullaosta medico.
“Se arriverà, potrà tornare ad allenarsi con i compagni”, ha detto ieri Mariani, che oggi lo incontrerà a Roma.
96 giorni dopo l’incubo e con una voglia matta di tornare in campo.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)