Quanto basta ad un calciatore affinchè possa cambiare la sua vita? Poco, pochissimo. Chiedetelo a Lorenzo Tonelli, protagonista per caso di una notte di mezzo inverno a Napoli, autore del gol decisivo quando l’arbitro ha già in bocca il fischietto per decretare la fine di una gara brutta.
Una gara che il Napoli aveva già riacciuffato in extremis, con Manolo Gabbiadini appena entrato, con una superiorità numerica data dall’espulsione di silvestre quasi mai, però, concretizzata pienamente. La serata è storta, non sembra bastare un uomo in più al Napoli per risollevare la situazione, ma due lampi nel buio restituiscono la speranza.
RIMONTA INSPERATA
Che dovesse essere partita tosta lo si intuisce dall’inizio: la punizione di Mertens si spegne di poco lontano dalla porta protetta da Puggioni, poi cominciano i tanti errori della squadra di Sarri. Hamsik è impreciso, Insigne inconcludente, Jorginho sembra un pesce fuor d’acqua in un centrocampo azzurro in cui solo Allan pare almeno metterci la forza di volontà. Il risultato è un brutto Napoli, colpito da una attenta e ben messa in campo Sampdoria, capace di colpire alle prime ripartenze; sotto osservazione, ieri sera, c’era la difesa, per tre quarti rinnovata con gli innesti di Chiriches, Strinic e la prima volta di Tonelli in maglia azzurra. Il romeno si perde l’uomo sull’azione del gol del vantaggio blucerchiato, un gol che è in realtà autorete visto che a deviarla dentro in maniera decisiva è poi Hysaj in maniera maldestra.
Il primo tempo lo si accantona in un angolo, ma anche l’avvio di ripresa non è convincente: Mertens sbaglia due occasioni facilissime, Callejon sembra nervoso, la Samp sempre ordinata e corretta. Fino all’espulsione di Silvestre per carica su Reina, un episodio che non cambia gli equilibri ma almeno sposta l’inerzia.
Al resto ci pensa Sarri, che azzecca le sostituzioni con Zielinski e Gabbiadini, trova il pari con il bergamasco e poi la vince solo ad un soffio dall’ultimo fischio arbitrale.
La zampata giusta la mette Tonelli quando ormai il San Paolo non ci crede neanche più: una corsa dai compagni per l’ex centrale dell’Empoli, che ora ha una media invidiabile a Napoli, una presenza e un gol.
LA VITTORIA DELLA PANCHINA
Tre punti che pesano, ma che non fanno certamente contenti Sarri e la critica. Bisognava vincerla una partita sporca, è arrivata, ma da dove invece arrivano i limiti evidenziati dal Napoli?
Poca concentrazione, sufficienza nel compitino, sottovalutazione dell’avversario; tutti errori possibili e che una squadra uterina come il Napoli non può permettersi.
Perché quando si incappa in una serata come quella di ieri è ormai inutile proseguire sulla stessa strada già battuta senza provare a cambiare i fattori di un’equazione ingarbugliata.
La difesa non dà certezze e necessario sarà il rientro di Albiol già da domenica, ma è il centrocampo ad aver fatto le cose peggiori; una sola sera lontani da Diawara e Zielinski e già i due enfants prodige sembrano insostituibili?
Si, se lo spessore di Jorginho è quello visto ieri sera; si, se Hamsik si consentirà ancora passaggi a vuoto troppo lunghi.
Anche davanti le cose da rivedere ci sono, ma l’imprecisione di Insigne e MErtens può essere la giusta conseguenza ad una manovra zoppicante e per niente fluida per tutto il corso del match.
C’è di buono che la gara con la Samp ha lasciato una certezza: ora una panchina che conta c’è.
Il gol di Gabbiadini, subentrante, quello di Tonelli, panchinaro per cinque mesi in azzurro, l’assist di Strinic che sostituiva Ghoulam; il Napoli che batte la Sampdoria viene da lontano, dalla panchina e dal lavoro oscuro.
Quello “paga sempre”, ha detto Tonelli; uno a cui un gol in pieno recupero ha già cambiato la vita.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)