Ottavio Bianchi ha rilasciato una intervista all’edizione odierna de ‘Il Corriere dello Sport’. L’allenatore del primo, storico scudetto del Napoli, ha affermato: “Maradona sapeva palleggiare come nessuno al mondo. Negli spogliatoi, ovunque giocassimo lui prendeva dei limoni e palleggiava, stupendo tutti. Io mi divertivo molto a prenderlo in giro. Fece così anche a San Siro. Lui viveva di competizione e da allora mi ha sempre sfidato. Io non potevo tirarmi indietro…e lui con quel limone faceva quello che voleva, letteralmente”.
“Una cosa impossibile per noi umani. Feci a gara con lui, stavo andando anche bene, con gli altri giocatori che contavano i miei palleggi…e non so come, riuscii a batterlo, e spavaldo gli dissi: “Vedi? Ora cominci a perdere contro di me”. Non l’avessi mai detto, da quel momento mi ha sempre chiesto una rinvicita che naturalmente non gli ho mai concesso, perché sapevo che avrei perso, garantito”.
“Lui palleggiava col limone pure col tacco…Perché lasciai Napoli? Non tolleravo più i comportamenti di certi giocatori, e lo dissi alla dirigenza. Che però non fece nulla di quanto le avevo chiesto. Perciò decisi di togliere il disturbo perché non potevo più allenare come volevo. Bisogna far rispettare le regole, e se questo non succede non è più il caso di andare avanti”.
“Non potevo più garantire le cose che ci avevano portato a vincere lo scudetto ed a rendere la città felice. Avevo la sensazione che le cose mi scivolassero di mano, le chiacchiere su alcuni giocatori erano pesanti”.