Una sola partita per rialzare la testa. Anzi due. Perché tra l’Inter e il Benfica per Manolo Gabbiadini si deciderà gran parte di futuro.
L’attaccante azzurro sembra sempre più lontano da Napoli ma per il momento Sarri non potrà farne a meno. Soprattutto domani sera. Arriva l’Inter (che seguiva Gabbiadini ai tempi della Sampdoria) e davanti non c’è molta scelta; con l’indisponibilità di Mertens, squalificato contro il Sassuolo per il giallo ricevuto, la scelta ricorda gioco o forza sul bergamasco, uno che fino a qui non ha mai fatto la differenza.
Ma non sarà l’unico a doversi rialzare: anche il Napoli non viaggia ad ottimi ritmi, il settimo posto in campionato è ago per una bilancia che non lascia troppo al caso; e la vittoria contro i nerazzurri di Pioli diventa ossigeno necessario per chi non ha altra scelta.
DUE PARTITE PER LA VERITÀ
La stagione di Manolo, però, aspetta ancora il suo giro di boa: il tabellino personale, al momento, recita 1 gol in campionato ed 1 gol in Champions League, da rigore. Due gol in tutto. Un po’ poco per chi vuole assurgere al compito di prima scelta offensiva di una squadra che, almeno nelle intenzioni, voleva veleggiare in alte posizioni tra campionato ed Europa.
Milik, infortunato da ormai due mesi, ha segnato di più giocando di meno, tanto per dirne una. E l’ambiente napoletano non aiuta; tutta la città si aspettava tanto da lui e ancora tanto si aspetta. Il carattere schivo del bergamasco non l’ha mai messo al centro del progetto azzurro, ma i compagni continuano a credere in lui, così come una tifoseria ormai stanca di vedere una squadra incapace di portare a casa il risultato.
Il Napoli dell’ultimo mese è l’esatta estensione di Gabbiadini: forte, con qualità innegabili, ma poco concreto.
Tra Inter e Benfica l’ultima chiamata, che deve far rima con gol e vittoria (o almeno non-sconfitta, vista la possibilità di andare via da Lisbona anche con un pari per la qualificazione).
Dal prossimo mercoledi, il futuro del Napoli sarà più chiaro. E, con ogni probabilità, anche quello di Manolo.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)