L’uomo giusto al momento giusto. Questo deve aver pensato Maurizio Sarri quando ha scelto la sua sostituzione; la febbre non gli aveva lasciato scampo la notte prima della gara, ma Lorenzo Insigne s’è dato da fare, ben cosciente che un forfait a Udine sarebbe stato una mezza sconfitta personale, per lui e per il Napoli.
Quello stadio deve portargli bene: lì ha segnato l’ultima rete con la nazionale azzurra, ancora lì, nel pomeriggio di sabato, è tornato a segnare, sbloccandosi dopo 7 mesi. E in periodi così anche ai numeri bisogna affidarsi, quindi la sua doppietta è solo la conseguenza di quanto fatto bene da lui fino a questo momento.
I primi quarantacinque minuti della sua partita non erano stati eccelsi, ma senza una prima punta quello che più soffre è proprio Insigne; Higuain non c’è più, neanche Milik, con il quale comunque non ha mai stabilito lo stesso feeling che aveva con il Pipita. Da qui le sue difficoltà, da qui un Napoli diverso, da qui il gol che mancava da tanto, troppo tempo. Ma rialzarsi si può ed è stato bravo, Lorenzo, a farlo nel momento più delicato; a suon di gol (due più una traversa che ancora grida vendetta) ha fatto cadere due tabù, uno relativo alle sue realizzazioni, l’altro relativo ad uno stadio in cui il Napoli non vinceva da ben nove anni.
In quella trasferta del 2007 c’era Hamsik, cuore e polmoni azzurri anche oggi, a nove stagioni di distanza; anche lui a stretto contatto con la febbre, il capitano azzurro non è parso brillantissimo, ma quando il Napoli ne ha bisogno può sempre contarci. È stato il primo ad abbracciare Insigne che, dopo essersi sbloccati, ha subito mostrato il cuore alla curva, allo spicchio azzurro della Dacia Arena che sembrava tanto una succursale del San Paolo.
Ma l’azzurro era in ogni dove, in ogni reparto del Friuli, quasi come a saperlo già che stavolta le cose sarebbero andate bene.
Sarri non ha apprezzato sempre la manovra, ma per una volta ha dovuto fare di necessità virtù, andandosi a prendere tre punti che fanno benissimo al morale, ma anche alla classifica.
Il Milan che ha pareggiato il derby ora è secondo con la Roma alle spalle della Juve e dista 4 lunghezze dagli azzurri, ma c’è grandissima bagarre: dai rossoneri agli azzurri, cinque squadre in quattro punti, con un’Atalanta che sorprende sempre più e che frena proprio i giallorossi di Spalletti.
Tutto, dunque, s’è riaperto, tranne il discorso scudetto. Ma per due giorni, ora, testa alla Champions ed a quel match con la Dinamo Kiev che può valere almeno mezza stagione.
Una gara in cui seguire alla lettera il consiglio di Koulibaly ai tifosi: “Nun mancate”, in un dialetto forse suggerito, ma genuino lo stesso.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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