Che il calcio abbia regole di cui non ci si possa appropriare è risaputo, ma stavolta di regole è impossibile parlare. Perché il primo tempo di Lorenzo Insigne è stato in linea con gli standard dell’ultimo periodo: tanta buona volontà, ma nessun risultato. Il napoletano era solito perdersi nella selva di gambe bianconere, Widmer e Matos, a turno, non hanno avuto problemi ad arginarlo sul suo lato, ed anche quando ha provato a mettersi in proprio col passaggio giusto i compagni non hanno saputo premiarlo. Ne aveva parlato in settimana: non segno? Mi farò trovare al posto giusto e nel momento giusto.
Detto fatto. È una sua doppietta a salvare il Napoli, che rischiava di portarsi appresso ancora una marea di tabù.
Udine, stavolta, viene ricordata col sorriso: cancellata in parte l’amarezza dello scorso aprile, quella sconfitta che tanto male fece agli azzurri.
Fu un punto esclamativo in negativo sulla stagione del Napoli che al Friuli dovette dire definitivamente addio al sogno scudetto, una porta chiusa violentemente; oggi, invece, il Napoli può respiro aria nuova, magari riaprendo la porta e guardando avanti, senza più tabù da dover rompere.
DOPPIO LORENZO
Se Udine ha insegnato qualcosa è che il Napoli, ancora una volta, non può far affidamento sulla sua difesa al cento per cento. Albiol in panca avrà sofferto mentre Koulibaly e Hysaj si perdevano in coppia Perica, rischiando di riaprire un match che era già in cassaforte. Ma il Napoli di quest’anno è così: segna e gioisce, poi incassa il gol, un attimo dopo. Così era stato con la Lazio, quando Keita aveva fatto malissimo, così è anche ad Udine. Ma stavolta il vantaggio è doppio e per fortuna degli azzurri i padroni di casa non hanno le forze per poter riaprire un match deciso in dieci minuti.
Tra il 47° e il 57° è un personale show di Insigne: prima il gol ad anticipare tutti, corredando una bellissima azione corale offensiva che parte da Mertens e si sviluppa con Callejon, poi la traversa spettacolare presa un minuto dopo. Non possono mancare gli errori, e allora ecco che ancora Lorenzo la spara altissimo a due passi da Karnezis, ma si fa perdonare poco più tardi quando piazza col sinistro la doppietta approfittando del regalo di Widmer.
Per lui è un punto esclamativo, una liberazione dopo 7 mesi a secco, che ad un attaccante non fanno mai piacere. Sarri se lo coccola stavolta, lo fa uscire dal campo perché la febbre del mattino potrebbe fare qualche scherzo da un momento all’altro.
Al mattino, infatti, Insigne non doveva nemmeno giocare, quasi fermato nella notte da sintomi influenzali che hanno fatto male al Napoli prima con Hamsik e poi con Callejon; quanto è vero, allora, che il calcio non ha regole.
BLACK POWER
Sorridere si può, finalmente. Il Napoli riparte dopo la sosta e lo fa con convinzione: stavolta il gioco non è stato eccelso, ma la risposta degli azzurri appena rientrati dall’intervallo di metà gara è stata sopraffina. Come i gol e la manovra di un centrocampo che, nei piedi di Diawara, sta splendidamente.
Sembra un Napoli da Black Power, perché Koulibaly e l’ex Bologna sono stati quasi perfetti e perché un altro gigante d’ebano potrebbe presto fare ritorno in maglia azzurra: Duvan Zapata è stato il migliore in campo dei suoi per quasi tutto il match, quasi decisivo nel primo tempo quando solo Reina ha evitato la sua marcatura. Aveva voglia di mettersi in mostra con la squadra che in Italia l’ha portato e alla quale tornerà, molto probabilmente, a fine anno.
Scherzi del destino: il Napoli che oggi non ha una vera prima punta da poter schierare ha contro un attaccante puro che quasi gli segna pure un gol.
A gennaio non si muove, ma il Napoli ci aveva pensato nelle scorse settimane; il nuovo incontro si sposterà alla prossima estate. Nel frattempo c’è un girone di andata da concludere con una finestra di gennaio già alle porte per il nuovo attaccante: il nuovo ciclo è cominciato bene, proseguire su questa strada con la Dinamo attesa al San Paolo è un obbligo per gli azzurri.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)