Non ci sono più il romanticismo e gli sguardi languidi dei primi appuntamenti. Tuttavia, per adesso nessuno dorme ancora sul divano, nessuna luna di miele al capolinea. Anzi, chi il sonno lo perde su quella maledetta panchina non ha alcuna voglia di farsi dare ordini., neanche dal padrone: “Il responsabile dell’area tecnica sono io e tocca a me decidere”. Nella sostanza il senso, inequivocabile, è assolutamente questo, l’invito a dirsi certe cose in privato è solo facciata.
Una battaglia mediatica che vede Sarri ribadire il diritto di scegliere uomini e moduli in risposta ai “consigli” di Adl, il quale non ha potuto fare a meno di sponsorizzare l’uso e il consumo di un costo già a libro paga (Gabbiadini): per il presidente la mancata esplosione del cupo attaccante è da ricercarsi nel modulo, nelle scelte tecniche. Questo è però un evidente tentativo di oscurare gli errori del mercato estivo, tant’è che il club ha bloccato il rinnovo contrattuale dello stesso Manolo. Segno che probabilmente nelle stanze della Filmauro si stanno rendendo conto che la scelta di affrontare tre competizioni con un attaccante (e mezzo) in organico è stato un errore forse irreparabile. Diverbi mediatici iniziati già la scorsa estate, quando Sarri ribadiva di non interessarsi al mercato – probabilmente per dribblare le perplessità sui lavori in corso – e continuato poi negli ultimi tre mesi con dichiarazioni affidate a radio e social.
Una situazioni che non fa bene a nessuno, un cui ci perdono tutti. In un momento in cui la classifica sbatte fuori il Napoli da ogni posizione utile, scavalcato anche dall’Atalanta. A distanza forse incolmabile da una Juve che intanto se la ride di gusto: soffiare all’avversario più temibile l’elemento che rende improponibile il confronto con il Napoli della scorsa stagione si sta rivelando un’intuizione quanto mai azzeccata. L’equivoco di fondo, infatti, è proprio il paragone con la squadra che veniva tirata fuori dai guai dai gol di un fuoriclasse che si apprestava ad entrare nella storia. In un impianto tattico costruito a misura per quel tipo di finalizzazione. E con interpreti nei ruoli chiave – Jorginho, Hysaj, Insigne e lo stesso Reina – nella stagione perfetta.
Una guerra tra “poveri” quella tra Sarri e Adl che mina la credibilità della proprietà da un lato e la bontà del lavoro del tecnico dall’altro. Che necessita di una tregua, di un armistizio che lanci un segnale alla squadra e che spazzi via ogni possibile alibi legato alla punta, al crociato di Milik, a Gabbiadini, passando per Icardi e Aubameyang. Che vada oltre il 4-3-3, falso nueve e trequartista.
Le altre corrono, gennaio riparatore è ancora troppo lontano, ma ci sono tutti i margini per tornare pienamente in corsa. Nom è ancora il momento di chiamare il divorzista, per le separazioni c’è sempre tempo. Per gli abbracci, pure.
di Marcello Mastice
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