Un’agonia lunga 50 minuti quella che il San Paolo è costretto a vivere contro l’Empoli. La squadra di Martusciello regge per quasi un’ora, poi si scioglie sotto i colpi di Dries Mertens. È sempre il belga a tenere a galla il Napoli: il più incisivo nel primo tempo, il più incisivo nella ripresa. Apre e sblocca il match, lo mette in discesa, si candida per essere leader anche sabato, quando la cornice sarà quella dello Juventus Stadium e la gara potrà rappresentare una difficoltà ben più corposa. Ma ieri sera l’unico obiettivo era la vittoria e, come a Crotone, vittoria è stata; difficile, rincorsa, ma vittoria che vale tre punti e permette agli azzurri di riprendersi il terzo posto, complice anche lo stop del Milan in casa del Genoa.
Quello schierato da Sarri è un Napoli per nulla sperimentale, ma con qualche novità: c’è Chiriches con Maggio in difesa, torna Jorginho in mediana e Zielinski regala finalmente un turno di sosta ad Hamsik. Scelte obbligate davanti, dove Mertens, Insigne e Callejon sono il trio che, con ogni probabilità, comincerà dal primo minuto anche a Torino, tra due giorni. Lento e compassato il Napoli dei primi minuti, anche perché l’Empoli di Martusciello sa stare in campo, si difende ordinatamente e pecca solo nel modo in cui non riesce mai ad impensierire gli azzurri sull’altro lato del campo. Mezz’ora di noia per tutto il San Paolo, poi Mertens (festeggiato per la presenza 150 in azzurro) sposta il raggio d’azione e comincia a creare qualche grattacapo; Allan recupera palloni in gran numero, Insigne assiste, ma non viene premiato, Zielinski manca nell’ultimo passaggio e protagonista del match diventa Skorupski. Il portiere avversario salva prima su Mertens, poi su Callejon, e tiene aperta la gara fino all’intervallo, perché l’Empoli c’è e lo dimostra, pur senza mettere mai la testa nell’area avversaria.
La ripresa potrebbe continuare sulla falsariga di quanto visto nei primi 45 minuti di gioco, ma l’episodio che il Napoli aspetta arriva preciso: cross di Callejon deviato da Costa, con Bellucci e Skorupski mandati fuori causa, arriva il solito e preciso Mertens a metterla dentro. 1-0 e il San Paolo, semideserto, può almeno scaldarsi. Il tridente offensivo va affinato, ma c’è. Però la squadra di casa non mostra continuità, anzi rischia una vera e propria involuzione; Sarri toglie Allan, l’unico capace fin lì di tenere alto il ritmo in mezzo al campo e il Napoli va in difficoltà. L’Empoli gestisce il possesso per 10 minuti, Reina, dopo le critiche dell’ultimo periodo, salva su Maccarone una occasione che vale un gol. Gli azzurri, per stasera, gol non ne prendono: una buona notizia, l’ultima volta era stato a Genova, il 21 settembre, in uno scialbo 0-0. An eh stavolta, come a Crotone, nel momento più difficile arriva un difensore a togliere le castagne dal fuoco: in Calabria era stato Maksimovic, oggi è Chiriches, premiato con la titolarità e tornato decisivo, almeno in attacco. È il gol che chiude i giochi, ma nell’analisi del giorno dopo non tutto deve piacere a Sarri.
“Stiamo facendo di necessità virtù”, dirà il tecnico nel dopo-gara, è vero: ma fin dove può arrivare questa squadra che “ha perso Higuain, Milik e Gabbiadini in pochi mesi e per diverse circostanze”?
Lo dirà il campo, forse già lo Juventus Stadium del prossimo sabato; ma questo Napoli, visto con Crotone ed Empoli, non basterà. Servirà ben altro per alzare la testa contro la schiacciasassi bianconera nella notte in cui si ritroverà Higuain.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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