Continua l’evoluzione del Napoli di Maurizio Sarri, in termini di punti e gioco. Agli azzurri manca ancora una certa esperienza generale in quanto a capacità comunicative ma, a conti fatti, il disappunto generale che si respira in città dopo la prima sconfitta stagionale lascerebbe alquanto sorpresi coloro che, da esterni, dovessero avvicinarsi ai numeri di questa squadra.
La stagione 2015-16 si è conclusa con un secondo posto, alcun titolo sollevato ma il ritorno in Champions League assicurato, il che vuol dire rinforzi economici e vetrina di maggior prestigio. Una vera e propria manna per il club, che ha da subito dimostrato come l’Europa dei grandi rappresenti ormai il proprio ambiente ideale. Lontano dalla reale chance di vittoria finale, il Napoli è una big in crescita che nessuno vorrebbe ritrovarsi nel girone.
Restando ancorati al campionato, le prima sette giornate della scorsa serie A videro il Napoli fare i conti con un tentativo di 4-3-1-2, che portò a un certo rallentamento e a dodici punti in classifica. Ormai il 4-3-3 è ben consolidato ma gli azzurri si sono ritrovati senza Higuain, dovendo adattare al proprio gioco il giovane Milik. Il polacco ha capito subito i meccanismi del tecnico, riuscendo a dialogare al meglio soprattutto con Mertens. L’intesa azzurra stavolta ha portato 14 punti in sette giornate, anche se ci si ritrova quest’anno a dover fare i conti con una generale rinascita del campionato, con Milan, Roma, Inter e Torino pronte a dar fastidio nelle zone alte della classifica, puntando a Europa e Champions League.
Due punti in più, che tengono il Napoli a una distanza di quattro dalla Juventus. Impossibile però escludere dal conteggio generale alcune sviste arbitrali che, al netto di decenti/buone prestazioni, rispettivamente contro Pescara (solo nel secondo tempo) e Genoa, hanno eliminato dal conteggio ben quattro punti. Il rigore dato e poi negato alla prima giornata e i due non visti sul campo dei rossoblu non possono che far arrabbiare i tifosi azzurri, che ignorano del tutto i progressi del gruppo, criticando dapprima gli acquisti e poi il loro mancato utilizzo, il ritardo dei rinnovi e l’inserimento di clausole rescissorie una volta firmati i contratti.
Lo scontro con la società è palese e a risentirne è la squadra. Su questo Napoli però si cambia idea fin troppo spesso, con i leoni da tastiera che si scagliano a turno contro un protagonista della scena partenopea. Milik, da inutile acquisto a fenomeno, è ora nel limbo dei giudizi mediocri, pronto a ritrovarsi tra le mani la corona di re di Napoli, dovesse segnare contro Roma o Juve.
Al di là delle parole di Sarri, atte soprattutto a non inimicarsi la piazza, che ha già dimostrato di detestare le promesse non mantenute (De Laurentiis conosce la materia), tutti dovrebbero riconoscere come, al di là degli interpreti, il tecnico sia in grado di esprimere la propria idea di gioco, adattando alquanto in fretta le nuove pedine, a patto che siano di qualità (più che dal grande nome). Sei gol subiti in questo inizio di stagione, uno in meno rispetto all’anno precedente, con quattordici reti messe a segno, due in meno del 2015-16.
Il Napoli non ha detto addio ai propri binari e soprattutto conferma il proprio ruolo di seconda potenza del campionato, avendo già assaporato il primo posto nelle prime giornate e ritrovandosi ora secondo, a differenza della passata annata, quando dinanzi a sé aveva Fiorentina, Inter, Lazio, Roma e Torino.
di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)
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